Di Marco Cevolani
Riecheggiano sicuramente nelle orecchie di tanti le parole di Tonino Lamborghini pronunciate davanti al gotha della cultura e imprenditoria centese qualche giorno fa durante la cena di gala tenutasi all’Hotel Europa per celebrare il Lamborghini Day: “Cento è stato un grande paese pieno di imprese e industrie oggi è in totale declino, sfruttiamo la figura di Ferruccio per il rilancio di questo paese che sta morendo, va ritirato su con cultura, imprese, iniziative, turismo” e in un qualche modo ha contribuito a squarciare il velo della cosiddetta (un po’ ipocrita) centesità che da almeno dieci anni adombra la nostra città: si perché da dopo il terremoto ce la siamo raccontata un po’ tutti che bastava sventolare l’orgoglio centese per sistemare le cose. Certo, in questi anni tanti si sono dati da fare, a cominciare dallo sport (Il progresso del basket è sotto gli occhi di tutti e non c’è bisogno di aggiungere altro), passando per quelle imprese, grandi e piccole che sono rimaste o hanno aperto, ma tante – per contro -hanno chiuso o sono emigrate altrove.
Tuttavia il declino è palpabile, pensiamo solamente ai tanti giornali a diffusione gratuita che sono spariti dalle edicole e alle diverse edicole che hanno chiuso i battenti.
L’intervento di Lamborghini che è suonato come un grido disperato alla politica (e ai tanti suoi colleghi) affinché si possa invertire la tendenza.
Qualcuno potrebbe dire che si fa quel che si può con quello che si ha perché nessuno ha la bacchetta magica, la situazione internazionale è quello che è, c’è stato il terremoto, la pandemia… quante volte sentiamo queste parole, pronunciate proprio da chi le cose le dovrebbe mettere apposto, ma non vi sembrano tutte scuse? O vi accontentate delle domeniche di Carnevale? Certo, qualcuno sempre di loro, direbbe: “Piuttosto che niente”