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UNA TASSA SULLE e-Cig? Quali gli effetti? La nostra inchiesta

DiMarco Cevolani

Ago 26, 2013

Di Marco Cevolanisigarette elettroniche

Come riporta Repubblica, e oggi la notizia rimbalza su numerosi quotidiani nazionali: “finita la pausa estiva, riparte la crociata delle compagnie delle sigarette elettroniche nell’estremo tentativo di evitare una stangata che metterebbe a rischio il settore. Mentre ci si divide ancora tra chi sostiene la pericolosità per la salute e chi invece ne magnifica le potenzialità come alternativa “salutare” al fumo, Ovale, uno dei principali produttori, mette in fila gli effetti dell’annuncio della tassa: fatturato in picchiata, negozi che chiudono, migliaia di disoccupati, danni all’editoria per mancati incassi pubblicitari. Questi i risvolti legati all’equiparazione delle sigarette elettroniche, le e-Cig, alle ‘bionde’ tradizionali. Un settore che, dopo un boom iniziale, ora è costretto a tirare i remi in barca.”

E a Cento la situazione com’è? Abbiamo parlato con uno dei titolari delle attività di rivendita delle sigarette elettroniche, che ha chiesto anonimato in quanto il produttore ha consigliato, al momento, di “non fare pubblicità e di non andare sui giornali”.

“La situazione al momento è di calma, anche perché abbiamo aperto la nostra attività non da molto, tuttavia risentiamo molto, più che di questo paventato aumento della tassazione, di tutta la pubblicità negativa che ci stanno facendo. Certamente se il prezzo dovesse aumentare, causa un aumento delle tasse, i risvolti non sarebbero positivi”

La sigaretta elettronica, inalatore che vaporizza un liquido e simula il fumo del tabacco delle sigarette, è nata come aiuto per i fumatori che vogliono ridurre il consumo di nicotina

Secondo l’Oms  è necessaria al più presto una regolamentazione per definire se gli Ends (Electronic Nicotine Delivery System) come dispositivi efficaci che aiutano a smettere di fumare, siano dispositivi medici o prodotti farmaceutici e non come prodotti da tabacco

Il 4 giugno 2013 il Consiglio Superiore di Sanità – come riportato sullo stesso sito del Ministero della Salute –  ha reso al Ministro un parere in merito alla eventuale collocazione delle sigarette elettroniche contenenti nicotina tra i medicinali, pur in assenza di una esplicita destinazione d’uso in tal senso (medicinali “per funzione”), nonché su una metodologia per la valutazione della pericolosità di tali articoli messa a punto dall’Istituto superiore di Sanità nella relazione del 20 dicembre 2012. Il CSS nel proprio parere ha ritenuto che non vi siano, allo stato delle conoscenze, sufficienti evidenze per far rientrare le sigarette elettroniche tra i medicinali “per funzione”. Ha raccomandato al Ministero di costituire un tavolo permanente ove far convogliare le diverse fonti di dati ed osservatori e di progettare iniziative informative sui potenziali pericoli legati all’uso di questi strumenti e di promuovere attività di ricerca e studio sui vari aspetti della problematica.

Da una parte quindi abbiamo il Ministero della Salute, alla ricerca di un protocollo di intesa, dall’altro i Monopoli di Stato che potrebbero vedere, nel calo delle vendite delle bionde tradizionali una pesante decurtazione dei propri guadagni. Ma ci sono altri soggetti interessati, quali il Ministero dell’Economia che da un aumento della tassazione sulle e-cig intravede la possibilità di “fare cassa”, per far fronte agli impegni di spesa del Governo.

Ma più di tutti comunque c’è un soggetto che è vittima di tutte queste manovre: gli operatori finali, ovverosia chi ha investito in questa nuova attività svariati migliaia di euro e chi, in queste attività, ha trovato lavoro.

Però sorge spontanea una domanda: perché si è dato il via libera a questa attività prima che fossero definiti i protocolli sanitari e il sistema di tassazione?

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