Dal 7 all’11 maggio di quest’anno la Lamborghini (auto) ha festeggiato 50 anni di storia. Una storia di sfide e di primati incontrastati, nati dal genio ambizioso del fondatore, Ferruccio Lamborghini (Renazzo, 28 aprile 1916 – Perugia, 20 febbraio 1993) che a Sant’Agata Bolognese decise di creare le più belle e potenti supersportive del pianeta.
Il Laboratorio Fotografico “Officina Lamborghini”, promosso dal Circolo Culturale Amici del Museo di Renazzo, in stretta e proficua collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Cento, è stato ufficialmente istituito in ottobre 2012 e onorerà questa ricorrenza con la prima mostra fotografica intitolata “Officina Lamborghini”, dedicata alla vita e alle opere di Ferruccio Lamborghini, si terrà in occasione della Fiera di Renazzo (Fiera Delle Pere) nel contesto di Villa Chiarelli dal 19 al 22 luglio. Ormai siamo vicini a questa data e c’è fermento tra i 7 autori Mirco Balboni, Federica Brunelli, Enrica Gilli, Luca Govoni, Lorenzo Guerzoni, Walter Sau e Andrea Tomba, coordinati da Andrea Samaritani, che hanno preso parte al laboratorio fotografico. Si vocifera di una mostra vivace innovativa, lontana anni luce dai soliti standard; un qualcosa che colpirà e che lascerà il segno; scordiamoci della classica foto su carta lucida incorniciata.. “Diversi sono i personaggi e le ambientazioni che ci siamo trovati di fronte per i lavori dell’ Officina Lamborghini”, raccontano i sette corsisti del laboratorio fotografico, “diversi non solo inteso come –tanti– ma perché proprio –diversi–: dal collezionista di trattori al collezionista di auto d’epoca, dal collaudatore dipendente storico e uomo-simbolo Lamborghini all’attuale proprietario della casa nativa di Ferruccio. Ognuno fiero di essere fotografato e di diventare un attore con una parte unica e gloriosa per quanto andrà in scena a breve. Qualche accenno. Siamo stati nel garage officina dove Ferruccio ha cominciato a –lambiccare– sui motori, oggi di proprietà di Giulio Colletti. Abbiamo incontrato già diverse volte Agostino Merighi di Cento, collezionista di trattori d’epoca, che saltava su e giù dai suoi trattori come se avesse vent’anni appena compiuti. Una mattina abbiamo chiamato Merighi chiedendo timidamente se era disposto a fare qualche foto con il suo trattore sulla neve. Non ha battuto ciglio, il giorno dopo eravamo in un campo a vedere come si comportava il ragazzino (e mi rivolgo sia al trattore che a Merighi) a contatto con la neve ed il freddo. Abbiamo conosciuto Carlo Mauri e Fabio Lamborghini, in una giornata indimenticabile con tre protagoniste lucenti e rumorose, la Lamborghini Miura, la Countach e la Diablo. Sembrava un sogno vederle tutte e tre insieme che si rincorrevano tra le nostre campagne. Abbiamo ammirato tutte le “signore” conservate nell’affascinante Museo Ferruccio Lamborghini di Dosso, coordinato dall’attivissimo nipote Fabio Lamborghini, un’ampia raccolta di tutto ciò che Ferruccio ha trasformato da ferro in –oro–. Entusiasmante anche il pomeriggio passato a scorrazzare tra i campi circondati dai trattori di Alfio Albergini, collezionista di Corporeno che ha raccolto nei suoi capannoni quasi 90 pezzi unici, molti dei quali marchiati Lamborghini. Non avevamo mai visto tanti trattori tutti insieme, Alfio ci ha messo in moto qualcuno dei suoi mezzi più interessanti.. lo abbiamo seguito nei campi adiacenti alla sua casa scattando centinaia di foto. Si è creato un forte rapporto di amicizia e collaborazione con il collaudatore storico Valentino Balboni, che da solo meriterebbe una mostra. Un personaggio che ha davvero tanto da raccontare per quello che riguarda la sua brillante carriera. Testimone orgoglioso e soddisfatto di come sono andate le cose: è lui che ha assistito alla nascita di buona parte degli attuali modelli Lamborghini, è lui che ha fatto conoscere la strada a questi piccoli gioielli, le ha –addomesticate– dando i primi timidi colpi di gas, è lui che ha vissuto fianco a fianco con il marchio Lamborghini per quarant’anni, tanto che addirittura un modello di auto (Gallardo) è stato dedicato al Collaudatore con la C maiuscola: Valentino Balboni”.
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