Di Vittorio Toffanetti
Nella copiosa storiografia centopievese, a partire dal settecentesco “Origine di Cento e sua Pieve” del canonico Gioanfrancesco Erri, nel tentativo di riconoscere alla nostra comunità un’origine la più antica possibile, ricorre frequentemente la rivendicazione di una diretta derivazione romanica risalente addirittura al II secolo a.C., all’epoca cioè della colonizzazione e centuriazione romana dell’agro bolognese sottratto dai romani ai Galli Boi.
Se non che, considerata la fortissima e progressiva depressione altimetrica delle terre del Pagus Perseceta, che dalla via Emilia vanno a nord verso il ferrarese e l’assetto idrico eccezionalmente critico a cui dette terre sono state condannate per lunghi secoli dalle frequentissime esondazioni del Panaro (a ovest), del Reno e del Samoggia (ad est), oltre che dalle disastrose rotte del Po (a nord), queste supposizioni della esistenza di un vicus o di una villa di antichità romanica nel centopievese appaiono assai fantasiose e assolutamente improbabili, oltre che prive di ogni serio riscontro documentale e archeologico.
Andando a nord da San Giovanni in Persiceto verso il centopievese tracce sicure della centuriazione romana si rinvengono nella toponomastica del contado persicetano e precisamente nei toponimi “Lorenzatico” e “Liveratico”.
Il primo toponimo indica la frazione che si trova all’incirca un chilometro a nord del comune di Persiceto, adiacente alla via Samoggia Vecchia, raccolta attorno alla chiesa di S. Maria di Laurentiatico, una delle più antiche chiese del territorio persicetano, anteriore alla stessa chiesa pievana di San Giovanni e fondata dal Monastero di Nonantola nel sec. XI.
Il secondo individua invece la “Contrada Livraticum iuxta valles” citata in un documento dell’a. 1291 dell’Archivio Arcivescovile di Bologna, dove sorgeva la antica chiesa dei SS Giacomo e Filippo di Liveratico, fondata anch’essa nel sec. XI dal Monastero di Nonantola.
Attorno a questa chiesa era sorta una prima comunità di rustici, vero e proprio avamposto colonico persicetano ai margini delle valli e brughiere di Morafosca (a est verso Cento) e del Bosco di Castelvecchio (a ovest verso Crevalcore), nella quale va individuato il nucleo embrionale della futura popolazione di San Matteo della Decima.
La chiesa si trovava circa otto chilometri a nord di Persiceto, all’altezza della attuale tenuta Fontana, all’incrocio tra la via per Cento e la via Levratica, che correndo verso est si congiunge alla predetta via Samoggia Vecchia.
In latino il suffisso “aticum”, preceduto da un nome proprio di persona ha un significato di appartenenza e sta per: “il fondo di”.
Sicché Lorenzatico è un toponimo prediale che sta a significare: “Il fondo di Laurentius” e Liveratico: “il fondo di Liberius”. Cioè i fundi evidentemente assegnati ai due legionari in congedo del glorioso esercito romano di nome Laurentius e Liberius, in quel geniale programma di bonifica e colonizzazione dei nuovi territori conquistati militarmente che fu la “centuriazione romana” e che ricorda tanto, nei modi e nei fini, le assegnazioni periodiche dei capi delle nostre Partecipanze agrarie.
Come mostra la mappa allegata, la centuriazione romana del territorio cispadano conquistato ai Galli Boi, è intervenuta principalmente lungo tutta la Via Emilia, il decumano fondamentale.
Per quanto concerne in particolare il Pagus Perseceta, andando a nord tra San Giovanni e il centopievese, la centuriazione non si è spinta oltre la Contrada Livraticum anzidetta, ben distante da Cento e Pieve di Cento.
Per ritrovarne le tracce occorre risalire più a nordest nel distretto territoriale del Salto Piano, una terra di più antica emersione rispetto al centopievese, grazie all’opera di colmata effettuata dal corso più orientale del fiume Reno, che seguiva la direttrice Castel Maggiore, San Giorgio di Piano, San Pietro in Casale e Galliera.
Per poter ipotizzare con un minimo di credibilità e fondamento storico, il formarsi del primo insediamento stabile di rustici tra le valli, le paludi e le boscaglie del centopievese, rispetto all’esimio canonico Erri occorre fare un salto di secoli dalla caduta dell’impero romano di occidente alle invasioni barbariche e attendere l’arrivo in Italia dei Longobardi e la fondazione del Monastero benedettino di San Silvestro di Nonantola (a metà del secolo VIII), studiando attentamente i numerosi documenti altomedievali del suo preziosissimo Archivio Storico.