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Striscione per Giulio Regeni, cade anche l’ultimo alibi. Ora si esponga nuovamente il drappo giallo che chiede “verità e giustizia”

DiGiuliano Monari

Giu 3, 2019


Alla “storiella” che lo striscione fosse “deteriorato e dunque pericoloso” non aveva creduto mai nessuno.

Restava la motivazione di principio: “Questa amministrazione non provvedrà al  ripristino dello stesso  in quanto ritiene di non aderire a nessuna campagna di sensibilizzazione nazionale e internazionale su edifici pubblici promossa attraverso l’esibizione di striscioni”.

Firmato Fabrizio Toselli, Sindaco di Cento.

Oggi basta guardare la facciata del Palazzo del Governatore per vedere come anche quest’ultima “foglia di fico” sia impietosamente caduta…

Insomma, come si vede con chiarezza dallo striscione dedicato a Falcone e Borsellino “per non dimenticare” (è scritto sullo striscione stesso), anche quella della contrarietà a “sensibilizzazione” “su edifici pubblici” “attraverso l’esibizione di striscioni” era una “balla” sacrosanta.

A meno di un repentino cambio di idea.

Quindi, delle due l’una:

Se Sindaco ed Amministrazione hanno cambiato idea sul loro (assurdo) principio che vedeva Cento non aderire a queste forme di sensibilizzazione (a differenza della grandissima parte dei Comuni italiani), allora si esponga di nuovo immediatamente lo striscione di Regeni.

Sarà mia cura donarlo a semplice richiesta all’Amministrazione comunale.

Se invece non ci fosse stato alcun cambio di prospettiva, si registrerebbe così l’ennesima “bufala” raccontata da questa Amministrazione e dal Sindaco in particolare alla Città.

Come “bufala” (per rimanere alla sola vicenda “Regeni”) è stata quella affermata in consiglio comunale dal Capogruppo di Maggioranza Mark Alberghini che aveva preso l’impegno di organizzare come Amministrazione altre forme di sensibilizzazione. Ma in tre anni non si è visto assolutamente nulla.

La storia centese dello striscione di Giulio Regeni è particolarmente importante, a mio modo di vedere.

Innanzi tutto perché la drammatica ed ancora troppo misteriosa morte del giovane ricercatore italiano meriterebbe molta più sensibilità e serietà da parte di una Città con la tradizione democratica e inclusiva di Cento.

Dall’altro, in chiave solo locale, perché è singolare che proprio attorno ad uno striscione che chiede “verità e giustizia” il Sindaco Toselli abbia commesso una ingiustizia (verso la famiglia Regeni e i tanti che si battono per questa nobile causa) usando proprio l’arma della menzogna.

Impossibile del resto è dimenticare le parole di un giovane consigliere di maggioranza (Edoardo Fiocchi) che, intervenendo in Consiglio proprio sul caso Regeni (quello fu uno dei due soli interventi da lui pronunciati in tre anni!), ricordò che Regeni “era un collaboratore del Manifesto”, come se questo fatto costituisse un elemento di colpa, quasi una attenuante per ciò che gli era capitato. Sicuramente per lui era un buon motivo per etichettare come “di sinistra” la battaglia di chi oggi chiede per questo ragazzo e per il mondo intero verità e giustizia.

Mai errore di valutazione fu più clamoroso.

Le battaglie giuste debbono essere di tutti. E la storia di Amnesty ne è la migliore garanzia.

Ora si rinsavisca e si ricucia (esponendo di nuovo lo striscione) questo strappo con la cultura centese, col buonsenso e con il senso di umanità.

Piero Lodi

Consigliere comunale

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