Di Marco Cevolani
La situazione del nostro teatro è ormai nota…anzi no, perché a dire il vero dopo l’ispezione del Consiglio Comunale alla stampa non è stato detto nulla su cosa succederà ora. Sappiamo comunque che, per dirla al linguaggio dei giovani d’oggi, “è un gran macello”.
Il tutto rientrerebbe nel solito andazzo della italica burocratica lentezza se non fosse che il Ministro dei Beni culturali che, sempre per dirla con linguaggio moderno, “é di queste parti”, ogni tre per due si affretta a dire che “l’Italia ricostruirà il teatro di Mariupol” e qualcuno sul web molto sarcatsticamente domanda “E il teatro di Cento?”.
Prontamente gli alfieri della ragion di stato si affrettano a dire che “I soldi per il teatro di Cento ci sono da cinque anni”. Corbezzoli (per non dirla alla romana)…e allora perché siamo ancora alla casella di partenza? Mistero gaudioso o doloroso insomma.
Intanto però sulla stampa si da giustamente ampio risalto al ripristino di quel pilastrino, piuttosto che a un frigorifero trasformato in libreria o addirittura a un cantiere che fa da sfondo a tanti ed interessanti pannelli espositivi.
Qualcuno diceva che i centesi sono bravi a far nozze con le lumache… chissà forse alla fine della fiera (sì ma mica quella di settembre), qualcuno metterà apposto pure il teatro, chissà forse funziona come a calcio per i bambini: ve lo ricordate? Cinque calci d’angolo, un rigore… Cinque pilastrini per un teatro?
Intanto va registrata la ‘bacchettata’ del Presidente Bonaccini che, in visita per il decennale del sisma ha detto a chiare lettere: i soldi ci sono, siete indietro con la ricostruzione, datevi da fare”!