“La grave situazione venutasi a creare, a seguito della richiesta di modifica dello Statuto da parte della Maggioranza e conseguente convocazione dell’Assemblea dei circa 3000 capisti”, ha spinto le minoranze della Partecipanza Agraria di Cento a convocare una conferenza stampa per spiegare le loro “preoccupazioni”. La situazione – spiegano -, “riteniamo che sia piuttosto delicata, soprattutto riguardo al metodo ‘blindato’ da parte della maggioranza tenuto in questi anni, che ha portato ad una crisi di governo, la quale a sua volta ha prodotto una nuova maggioranza che ci risulta abbia già qualche crepa”. Si apre così la conferenza stampa della ‘minoranza’ all’interno dello storico Ente Agrario. Il vulnus prende le mosse dalla “richiesta della Magistratura di revisione dello Statuto introducendo – affermano i consiglieri – delle norme che, de facto, snelliscono alcune procedure che consentiranno di avere mano libera per quanto riguarda le spese correnti”. In questo modo “non si avrà più controllo sulle spese che sono aumentate a dismisura”. E chiariscono: “Tre anni fa avevamo a 30.000 euro di spese di gestione, quest’anno è stato fatto un correttivo di bilancio, perché le spese correnti stanno arrivando al doppio, quasi 60.000 euro. In tempi di crisi questo fatto è preoccupante”. A tal proposito è stata convocata una assemblea per la variazione dello statuto dell’Ente. L’assemblea è stata convocata per il 17 novembre dove si troveranno 3.000 capisti. “Noi – aggiungono – siamo preoccupati per questo continuo aumento delle spese generali senza raggiungere un vero obiettivo. Con questa escalation di costi sarebbe stato opportuno un confronto sereno fra tutte le forze in consiglio, poi, si sarebbe potuto convocare l’assemblea per fare le modifiche statutarie”. Le minoranze accusano dunque la maggioranza di voler “liberalizzare tutto per poter spendere senza più punti fermi. Con questo cambio di statuto si renderà più veloce qualsiasi tipo di spesa. Come minoranza – sottolineano – noi non siamo d’accordo. Secondo noi, anche se la struttura attraverso i suoi vincoli è ‘pachidermica’, nei secoli, ha garantito la salvaguardia del patrimonio. Con queste liberalizzazioni, secondo noi, ci sono seri rischi di spese eccessive”. Questa proposta – spiegano – “è ‘passata’, nella riunione di lunedì scorso, grazie al fatto che Massimo Pirani (minoranza) – quando noi delle minoranze siamo usciti dall’aula – è rimasto dentro ed ha votato a favore. Se Pirani non fosse rimasto – chiariscono – la proposta non sarebbe passata a causa del fatto che mancava una persona della maggioranza”. E aggiungono: “abbiamo scritto le nostre contro proposte che però sono state bocciate tutte. Ora, con questa proposta di modifica dello statuto – ribadiscono – non ci stiamo”. La proposta delle minoranze sarebbe quella di “creare un organismo di controllo interno sulle spese, considerato che non esiste più il controllo regionale del CORECO”.