Tra i punti all’ordine del giorno, trattati nell’ultimo Consiglio della Partecipanza di Cento di lunedì 24 novembre, è spiccato, per l’eclatante epilogo, quello attinente le Modifiche di Statuto con la relativa nuova Legge elettorale.
Da mesi la Commissione preposta si è dimostrata sorda a qualsiasi modifica proposta non solo dalla Minoranza, ma pure da componenti della Maggioranza stessa. La legge elettorale, che una parte della Maggioranza vuole imporre, contiene caratteri antidemocratici, ossia, prevede un premio di maggioranza assoluto dei due terzi del Consiglio, alla Lista che ottiene anche un solo voto più delle altre, senza sbarramenti da raggiungere. Una lista potrebbe ottenere il 66% dei seggi con un “misero” 20% di voti. Una legge elettorale che rispecchia quella per i Comuni inferiori ai 15mila abitanti, ma che se attuata nel nostro Ente, rischierebbe di tagliare fuori dalla rappresentanza la stragrande maggioranza dei Partecipanti Capisti. E il tutto in nome di una governabilità che finirebbe per consegnare il millenario Ente in mano a pochi. Questa proposta di legge elettorale è chiaramente il compimento di un disegno atto a liberare da vincoli amministrativi e assegnare un potere assoluto ad una Maggioranza di turno, con il concreto pericolo di una deriva fallimentare. Queste e tante altre considerazioni hanno portato, oltre alla Minoranza, ben due componenti della Maggioranza stessa a dichiarare un voto di astensione e questo fatto ha indotto il Presidente Draghetti a ritirare l’ordine del giorno. L’ avvenimento ha palesato una spaccatura in seno ad una Maggioranza ormai al capolinea, che sopravvive a se stessa solo grazie all’attaccamento al Potere di alcuni dei suoi componenti. Si potrebbe dire: “Oltre la poltrona, niente”.