Parliamo di un viaggio di istruzione rivolto alle classi quarte di tutti gli indirizzi del polo tecnologico, che ha incontrato il favore di cinque classi totali, coinvolgendo cinque docenti e 58 studenti. Madonna di Campiglio ha così accolto sotto il massiccio del Brenta-Adamello, patrimonio dell’Unesco, i nostri studenti che si sono messi in gioco con competenze non semplici da acquisire, ma molto performanti a livello mentale, fisico e relazionale. Le richieste e gli adeguamenti proposti ai nostri giovani sono serviti a crescere, ad incrementare l’autostima, a relazionarsi con contatti sempre diversi, il tutto mediato e facilitato dagli adulti.
Un programma ricco che oltre allo sci comprendeva anche una fiaccolata notturna a piedi nel bosco, sulle piste battute dello sci di fondo, per una cena in malga per tutto il gruppo, con rientro in motoslitta o gatto delle nevi, ha completato l’iniezione di adrenalina che la montagna sa regalare e, per chi, per infortuni pregressi, non ha potuto usare gli sci sono state organizzate dagli insegnanti ciaspolate, la carabina del biathlon, passeggiate nell’elegante centro di Madonna di Campiglio
Gli insegnanti hanno creduto nella loro start up: bisogna porsi come incubatori delle potenzialità del proprio prodotto, che non è tangibile, che non dà ricavi subito, che non arricchisce i pochi. Il prezioso materiale su cui si lavora sono vite in crescita, liberate per quattro giorni dallo spasmodico uso dei media, videogiochi e televisione, impegnate a praticare uno sport immerso per sette ore da quota 1500 a 3000 metri, nello splendido scenario delle Alpi, dove si tocca la necessità della sostenibilità ambientale e il rispetto delle regole di comportamento sulla neve, senza il quale non si rischia una punizione, ma un osso rotto. Mai come ora la scuola per essere un’agenzia educativa incisiva sul percorso formativo dello studente deve praticare didattiche coinvolgenti, tecnicamente si dice laboratoriali, e l’esempio del viaggio a Campiglio ha dato i giusti tempi e modalità ai ragazzi per uscire dalla logica dei banchi, dove si possono trincerare, ha reso lo sport mezzo e obiettivo, assumendo il ruolo di promozione personale, sociale, ben oltre il benessere psicofisico.
Per vivere la montagna i principianti sono stati costretti ad alzare l’asticella, mettendo in pista tutto l’impegno, il coraggio e la determinazione per passare in quattro giorni con i maestri dal campo scuola con i nastri a tapirulan, a seggiovie per le piste azzurre e poi rosse. Sentirsi ogni giorno sempre più capaci, anche con cadute e incertezze, è quello che i ragazzi dovrebbero praticare sempre, la sicurezza che possono migliorare, e non perchè qualcuno ti ha dato un voto, ma perchè riescono a constatarlo da soli, ad autovalutarsi. Lo svago e il divertimento è stato tanto, le amicizie ampliate dai gruppi di sci fra classi, la ricerca della motivazione per migliorare la tecnica di sciata, il piacere del contatto con la natura. L’inclusione è più facile anche per chi ha una disabilità, lo sport richiede è vero equilibrio, fisico e mentale, ma con la professionalità dei maestri specializzati è possibile sciare per tutti. L’abilità del gesto tecnico nello sci, al contrario degli altri sport, è simile fra il campione e il praticante medio, è la velocità abbinata a difficoltà superiori che li distingue, quindi uno sport che dà subito grandi soddisfazioni. In particolare i docenti di Scienze Motorie e Sportive sono certi di aver portato a casa un ottimo e raro risultato nel panorama sportivo: aver garantito il diritto ad una educazione sportiva etica, aderente ai bisogni di ciascuno e fuori dalla logica del risultato di gara.