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L’INTERVISTA – Caritas: nasce il progetto “Emporio” – di Manuela Armida

DiGiuliano Monari

Dic 10, 2020


Di Manuela Armida – Aiutare, donandosi totalmente e sinceramente al prossimo è difficile; saper chiedere aiuto, lo è ancora di più.

In un momento così faticoso, che ci ha resi tutti più fragili e vulnerabili, che ci ha dimostrato il valore del contatto e l’importanza di un abbraccio; c’è chi riesce a far sentire il proprio amore e la propria vicinanza anche in tempi di distanziamento: la Caritas, che promuove in maniera concreta i suoi ideali – di giustizia, rispetto, solidarietà, compassione e sviluppo integrale della persona – per mettere in atto il “programma del Cristiano”, per cui un cuore che vede dove c’è bisogno di amore, agisce in modo conseguente!

Questo organismo pastorale, nato nel lontano 1971, da allora – in silenzio – aiuta sempre e aiuta tutti; senza orari e senza distinzione di sesso, religione, razza o colore della pelle, perché “per noi, sono tutti uguali. Sono tutti Figli di Dio. Negli occhi dei bisognosi noi vediamo il volto di Cristo”, così esordisce Antonio Palazzi – Coordinatore delle tre Caritas (delle Parrocchie di San Pietro, San Biagio e Penzale) di Cento – che ho voluto intervistare proprio per dar voce a questo meraviglioso “braccio caritatevole” della Chiesa, che cerca di colmare ogni bisogno e di raggiungere tutti; attraverso strumenti concreti (come centri di ascolto e di accoglienza, distribuzione di generi alimentari e di prima necessità, volontariato ed iniziative che richiamano allo spirito e alla morale cristiana, gestisce le emergenze, sostiene lo sviluppo delle aree svantaggiate ecc…).

Ad oggi – continua il Responsabile – aiutiamo 290 nuclei familiari, per un totale di 800 persone circa. Dall’inizio di questa emergenza, si sono aggiunte 15 famiglie, che spesso siamo riusciti a sostenere grazie alla collaborazione di persone, che si mettevano in contatto con noi per aiutare amici, parenti o semplicemente conoscenti in difficoltà e che non avevano il coraggio di chiedere aiuto. Ci sono tante avversità da affrontare (Cento, ad esempio, non ha una mensa e questo costituisce un grande limite), ma l’ostacolo più grande è proprio far superare la vergogna di chiedere aiuto. Per questo, abbiamo pensato di dar vita (si spera entro la prossima Santa Pasqua) a “L’Emporio”, un progetto che non sostituisce alcuna attività esistente della Caritas, ma la completa. Si tratta di un vero e proprio minimarket nel quale si acquista con una tessera caricata di un certo numero di punti, calcolati in base a diversi parametri (isee, nucleo familiare, numero di minori presenti o di soggetti in età scolare ecc..). Gli scaffali dell’Emporio saranno riempiti dal Banco Alimentare, da alcune aziende, che hanno stretto con noi una collaborazione, e dai privati”.

Durante questa intervista, rimango affascinata non soltanto dalle innumerevoli opere misericordiose – che mi narra Antonio Palazzi – ma soprattutto dal modo, spontaneo e naturale, con cui mi parla di quella carità, che può conoscere soltanto chi dedica davvero la sua vita, donandosi completamente all’altro.

La Carità si nutre di piccoli gesti; caritatevole è lanciare un sorriso e una moneta in un cappello adagiato sull’asfalto bagnato, offrire il proprio tempo in modo disinteressato, far compagnia ad una persona sola, dedicarsi al prossimo in modo sincero, regalare una carezza a chi è solo, ricordare i dimenticati, aiutare.

La Carità non è elemosina, la carità è paziente e benigna, non si vanta e non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira e non tiene conto del male ricevuto.

La Carità è contagiosa! Emerge infatti una meravigliosa realtà che ha sempre risposto – e continua a rispondere – tempestivamente alle richieste d’aiuto, perché a far bene, si sta bene.

La cittadinanza centese c’è! – ci dice il Coordinatore delle Caritas – Se, durante la Messa, ad esempio, segnaliamo la mancanza di alcuni beni di prima necessità, poi li troviamo nelle sporte lasciate nei cesti delle Parrocchie. Mi è anche capitato che mi fermassero – al semaforo – per consegnarmi qualcosa da donare”.

Non ci si può fermare, c’è ancora tanto da fare – conclude – i bisogni sono innumerevoli e stiamo pensando anche a come star vicino durante questo Santo Natale così particolare, nel rispetto delle condizioni che questa situazione emergenziale richiede. Infine, voglio ringraziare di cuore tutti i volontari e gli scout, la Croce Rossa Italiana e la Protezione Civile; un grazie anche alla Libreria Giunti e alla sua campagna “compri un libro e ne doni un altro”. Un ringraziamento particolare, poi, va alla Diocesi della Provincia di Bologna per l’importantissimo sostegno, che proviene dal nostro amato Vescovo che – sempre molto attento ai bisogni della Caritas – ogni anno, mette a disposizione dei fondi, proprio per fronteggiare le numerosissime situazioni di assistenza.”

Sono molto felice di aver intervistato un rappresentante di un organismo ecclesiale come la Caritas, e di avere la possibilità di dire a tutti che dobbiamo imparare a confidare nell’altro.

Aver bisogno non è una colpa, né un fallimento.

Chiedere aiuto è un atto di coraggio e di umiltà e – quando esitiamo a farlo per vergogna, perché magari pensiamo di mostrarci deboli, perché abbiamopaura del rifiuto o perché pretendiamo di “bastare a noi stessi” – ricordiamoci che c’è “Qualcuno” che conosce e ama ogni nostra forza e debolezza, che non ci volterebbe mai le spalle e che – senza chiedere niente in cambio – tende sempre la Sua Mano a quei Figli che vorrebbe sempre puri come bambini, che sanno allargare le loro braccia e correre incontro a chi li aiuta.

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