Lettera aperta al sig. Sindaco di Cento dott. Piero Lodi
Cento, 24 ottobre 2013
Nella speranza di potermi rivolgere ancora alla tua persona con quella confidenza e franchezza che hanno caratterizzato il nostro rapporto amichevole per tanti anni, desidero intervenire direttamente nel dibattito scaturito dall’increscioso atto di violenza subito da una nostra concittadina, nel Centro storico di Cento, qualche giorno fa.
Nella lettera da te scritta in riferimento a questo avvenimento, ti sei rivolto direttamente alla Signora, suo malgrado, protagonista di questo grave abuso e hai sostanzialmente affermato due cose: “Cento è cambiata” e pur non essendo “un’isola felice” rimane comunque “una realtà sicura”. Ritengo entrambe le affermazioni oggettivamente condivisibili. E allora, perché intervenire da parte mia, si potrebbe pensare istintivamente.
Nel leggere la tua missiva, sono rimasto con quell’amaro in bocca tipico di chi non si ritiene affatto soddisfatto di un’analisi compiuta, non da uno dei tanti componenti della “commissione degli spigoli” presenti a Cento, ma dal suo Primo cittadino. Affermare che ”Cento è cambiata”, senza accennarne le cause principali, è compiere un dribbling che un Sindaco non dovrebbe permettersi.
“Cento è cambiata”, né per volere divino – per i credenti – e né per i foscoliani avversi numi – per chi non crede o è superstizioso – . “Cento è cambiata”, soprattutto il suo Centro storico, a seguito di precise scelte politico-amministrative messe in atto in quest’ultimi vent’anni. Una responsabilità ben precisa, che ha nomi e cognomi e purtroppo – e sottolineo purtroppo – tra questi, ci sono anche i tuoi.
Si è partiti con un Piano Regolatore (anni ’90) che permetteva, anzi, incentivava la cementificazione della periferia della nostra cittadina. Questo ha sostanzialmente determinato lo svuotamento abitativo del Centro storico di Cento e l’arrivo di migliaia di altri cittadini nella periferia stessa. Poi si è passati a concedere la costruzione di Centri Commerciali (primi anni 2000) naturalmente in luoghi esterni e ciò ha allontanato dal Centro gli esercizi commerciali e ludici (cinema) con la relativa vitalità. E questo drammatico declino sta purtroppo – e sottolineo purtroppo – continuando con la gestione del post terremoto. Potrei citare il “Carnevale notturno” di quest’estate, fatto con i soldi regionali destinati alla rivitalizzazione dei Centri storici e svoltosi invece nella zona commerciale periferica. Un avvenimento sì sporadico, ma che identifica perfettamente una certa mentalità amministrativa che purtroppo – e sottolineo purtroppo – persiste anche con la tua gestione del bene pubblico.
Infiniti gli esempi che si potrebbero portare a supporto di questa che purtroppo – e sottolineo purtroppo – non è la tesi rancorosa di chi ha ricevuto pochi voti alle ultime amministrative – come immagino qualcuno penserà e dirà- , ma una fotografia della realtà, da parte di un cittadino che è nato, vive e lavora a Cento, che “tira i Capi” e che giornalmente si confronta con tanti altri concittadini, raccogliendone i commenti e le analisi.
Che nella Cento di oggi ci siano delle “mele marcie”, lo ritengo inevitabile; che le forze dell’ordine facciano letteralmente i miracoli – data l’estensione del territorio e il poco personale a disposizione – è un’altra sacrosanta verità; che l’Amministrazione comunale sia impegnata a cercare di sopperire ai morsi della crisi e al degrado sociale, vorrei vedere che non fosse così. Ma una cosa rimane discutibile, perché contraddittoria, nella tua lettera: quando affermi che “serve un patto con la Città tutta”. Parole giuste ma stonate, perché uscite da chi sta amministrando Cento in maniera oggettivamente solitaria. Non vorrei dire autoritaria, ma esclusiva, sì.
il grande problema centese – si parli di sicurezza, di ricostruzione post terremoto o di qualsiasi altra questione cocente – è quell’inspiegabile ego intransigente e arrogante dei primi cittadini, che determina uno scollamento sempre più acuto della nostra comunità. Perché parlare di “confronto”, di “patto”, di “ascolto” e poi, ad esempio, non degnarsi nemmeno di una risposta ai (tanti) candidati sindaco, quando ti hanno comunicato la disponibilità ad un aiuto nella gestione dei drammatici giorni del terremoto? Dov’è stato il “piano condiviso” con i commercianti del Centro Storico, quando chiesero da subito strutture mai ottenute, dentro le quali continuare a lavorare, invece di lasciarli arrancare per tanti mesi? E dove sta la strategia partecipata, tra tutte le parti in causa, nella ricostruzione delle scuole?
“Cento è cambiata”: sono i modi di amministrare che non cambiano mai. E questo è il vero problema.
Marco Gallerani – Cento