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La spesa ai tempi del covid: quando non ti aspetti che il sistema (non) funzioni

DiManuela Armida

Mar 13, 2021

Un comune cittadino positivo al covid-19 che vìola l’isolamento domiciliare, rischia la reclusione da 3 a 18 mesi, oltre ad una ammenda da 500 a 5.000 euro. Cosa accade, invece, quando “il sistema” non provvede alle esigenze (almeno a quelle essenziali) dei cittadini?

Un comune cittadino positivo al covid-19 che vìola l’isolamento domiciliare, rischia la reclusione da 3 a 18 mesi, oltre ad una ammenda da 500 a 5.000 euro. Cosa accade, invece, quando “il sistema” non provvede alle esigenze (almeno a quelle essenziali) dei cittadini? La domanda sorge spontanea, dopo aver letto una mail che ho ricevuto da una persona che si trova in una situazione particolare e che riferisce:

“Ciao Manuela, ti invio questa mail per raccontarti quello che mi è accaduto e che ha dell’incredibile. Tutto ha inizio il 03 Marzo 2021, quando ho avvertito un malessere generale che mi ha costretta a stare a letto: problemi gastroenterologici, temperatura corporea tendenzialmente contenuta, cefalea e dolori muscolari lancinanti, che non andavano via con nessun antidolorifico. L’8 Marzo – come disposto dal medico curante – effettuo il tampone e, il giorno successivo, l’AUSL mi comunica la positività al coronavirus, disponendo l’immediato isolamento per me e per tutta la mia famiglia. Scatta il protocollo: sappiamo già che riesumeremo vecchi libri dimenticati sul comodino e che, tra una serie tv e una videochiamata, i ricettari saranno sempre aperti per gli esperimenti culinari più disparati… d’altronde il lievito di birra in frigo, non manca da tempi purtroppo oramai biblici!

Passano i giorni, la dispensa inizia a svuotarsi, così inizio a pensare che devo far provvista, considerato che siamo ancora ben lontani dal giorno della verità: quello del secondo tampone! Decido così di consultare innanzitutto il sito del Comune di Cento, sul quale – con meraviglia – apprendo che il servizio di consegna a domicilio di farmaci e spesa alimentare, destinato a persone fragili, è temporaneamente sospeso, stante – leggo testualmente – l’esiguo numero delle richieste pervenute dall’attivazione dello stesso. Penso che ci sia un errore. È impossibile che sia così tanto irrilevante che uno, anche soltanto uno, abbia bisogno. Così, chiamo il numero verde dedicato all’iniziativa che, effettivamente, risulta inattivo per simili richieste. Inizio così a contattare tutti i supermercati esistenti a Cento e scopro qualcosa che appare a dir poco surreale: nessuno sembra effettuare consegne a domicilio, nessuno fornisce un servizio così elementare ed essenziale. Io comunque non mi arrendo e continuo la mia ricerca, finché non ne trovo uno che mi risponde: “certo che facciamo servizio a domicilio di spesa. Deve iscriversi al sito, compilare tutti i campi, inserire la mail sulla quale riceverà un link di attivazione, poi cliccando sopra attiverà l’account, dovrà inserire tutti gli estremi per la consegna e poi potrà effettuare la spesa virtuale direttamente sul portale. Al totale sarà aggiunto il costo del servizio”. Nonostante il procedimento appena ascoltato mi sembrasse astruso tanto da comprendere quanto da attuare, ero felice perché avevo trovato la soluzione al mio problema: avrei ricevuto la spesa! Pancia mia fatti capanna, era tutto nel carrello (acqua, latte, verdure, frutta e tutto ciò che occorreva per arrivare – in serenità – al giorno dell’esito del secondo tampone). Clicco sul tasto procedi e leggo che quella spesa mi sarebbe stata consegnata il 17 Marzo.

Vengo sopraffatta da un senso di incredulità e rabbia. Resto sbalordita soprattutto quando, al telefono con conoscenti che si trovano al Sud, scopro che “laggiù” i piccoli e grandi supermercati si mobilitano anche per una bottiglia d’acqua, senza limiti minimi di spesa o costi aggiuntivi previsti per il servizio. Perché “giù” – mi dicono – non è un servizio, se hai bisogno anche soltanto di un po’ di pane te la portano, senza se e senza ma.

Ma quindi – chiedo – a voi basta chiamare senza aver bisogno di iscrivervi al portale, inserire i dati, mettere la spesa nel carrello virtuale ecc ecc? “Certo – mi rispondono, non comprendendo il mio stupore – ci si aiuta e basta”. E me ne parlano con una naturalezza che, per quello che avevo appena sentito, risulta quasi commovente […]”

Mentre leggo questa mail, penso che questo sia un valido spunto di riflessione su come si trattano i bisogni sociali e come si aiuta il prossimo. Rifletto, ancora, sul divario – tanto profondo quanto antico – esistente tra Settentrione e Meridione, ragiono sul fatto che il rigido sistema nordico, non sempre è vincente… anzi non lo è affatto quando resta imperturbabile anche dinanzi alle esigenze primarie di PERSONE in difficoltà. Un sistema, sempre austero, rischia di divenire sterile; mentre un sistema elastico, che sa piegarsi e “sa dimettersi” dinanzi ad un bene fondamentale e superiore, non è incoerente o improduttivo, è vincente.

Dopo aver fatto qualche chiamata per cercare di capire qualcosa su una faccenda veramente incomprensibile, il Comune mi riferisce che – con l’eventuale passaggio in zona rossa – il numero verde 800 375515, che prevede la consegna a domicilio di spesa alimentare e farmaci, sarà finalmente riattivato, dalle ore 9.00 del 15/03/2021.

Nell’attesa, dunque, che ci si soffermi su ciò che conta realmente e nella speranza che questa pandemia ci insegni ad essere persone davvero migliori, si spera che i supermercati di questo territorio – così martoriato da questa emergenza – possano rispondere alle semplici e quotidiane esigenze di tutti i cittadini, riattivando il servizio di consegna a domicilio, dimostrando di essere davvero grandi catene di distribuzione, in grado di competere con la più piccola bottega rionale del più piccolo borgo meridionale.

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