Occhi, e visori, puntati sulla Bottega del Guercino.
Sono riprese a Cento, martedì 13 e mercoledì 14 marzo, le indagini condotte dal Laboratorio Diagnostico del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, Campus di Ravenna. L’operazione rientra nelle attività del Centro Studi Internazionale ‘Il Guercino’ e, dopo la campagna condotta a giugno nella Pinacoteca di San Lorenzo, ora le analisi proseguono nel Salone di Rappresentanza della Cassa di Risparmio di Cento. Sono infatti di proprietà dell’istituto bancario le quattro opere sotto la lente di ingrandimento degli studiosi: ‘L’Orfeo’ di Cesare Gennari, il ‘San Domenico’ di Bartolomeo Gennari, ‘L’allegoria della musica’ e ‘L’Annunciazione’ di Benedetto Gennari.
Il passo dal Guercino all’interesse per il lavoro della Bottega è stato breve. «Prima di tutto ringrazio per la disponibilità la Cassa di Risparmio di Cento – afferma il presidente del Centro Studi, Salvatore Amelio -. Sottolineo poi che è importante approfondire come lavorava la scuola dell’artista, peraltro un gruppo molto affiatato: se seguiva perfettamente i dettami del maestro oppure vi era qualche ‘divagazione’. Fra l’altro gli analisti stanno affrontando un tema particolare. Guercino amava realizzare numerosi disegni e così gli allievi prima del trasferimento della tela del bozzetto: di qui la difficoltà di trovare ripensamenti, poiché il lavoro era ampiamente studiato in partenza, e il dubbio di come le idee venissero riportati su tele, anche di dimensioni notevolissime, dal momento che non vi sono tracce di schema a riquadri e di copiativa. Questa ulteriore ricerca rappresenta la grande novità introdotta dalle indagini».
«Questa è una questione che pochissimi storici dell’arte affrontano – conferma Chiara Matteucci, responsabile tecnico dell’unità Polilaboratoriale del Dipartimento dei Beni Culturali -. Vi sono pochi studi sulle tecniche attraverso le quali dal disegno giungeva alla tela: se sappiamo come nel ‘400 e nel ‘500 avvenisse il trasporto sul supporto, non abbiamo informazioni sul ‘600, quando non veniva più utilizzato il disegno preparatorio. Gli studi offriranno peraltro una maggiore conoscenza dei colori e delle tecniche del Guercino e, ora, anche dei suoi allievi, oltre a fornire notizie sullo stato di conservazione delle opere».
Diverse le tecniche di ricerca, non invasive, applicate per cogliere ciò che non è visibile all’occhio umano. La spettroscopia di fluoerescenza ai raggi X, che permette di determinare i cromofori, ovvero gli elementi chimici che danno il colore al pigmento; la fotografia in infrarosso per indagare al di sotto della pellicola pittorica e individuare eventuali modifiche, ripensamenti, firme; il falso colore, infrarosso, per individuare colori che all’occhio umano sembrano uguali ma in realtà contengono pigmenti diversi; la fotografia in luce ultravioletta, che permette di distinguere le parti non originali, ovvero che non sono coeve alla realizzazione dell’opera.
«Gli esiti della diagnostica – afferma Amelio – saranno resi pubblici nel corso di un importante convegno a Cento nell’ambito della grande mostra sul Guercino che sarà inaugurata il 22 settembre: esperti internazionali verranno ad esaminare questi risultati e vi sarà la possibilità di conoscere alcune importanti novità emerse». Sono infatti terminate le elaborazioni dei dati dei quadri sottoposti a osservazione di Cento, Piacenza e Bologna: ora è il momento di delineare le conclusioni.
Anche Ivan Damiano, direttore generale di Caricento, ha commentato con soddisfazione il progetto sulla Bottega del Guercino. «Per noi è un dovere, oltre che un piacere, agevolare l’analisi di queste opere e contribuire alla valorizzazione degli artisti che hanno reso famoso il nostro territorio. Proprio con l’intento di sostenere il patrimonio artistico di questa città, la Cassa di Risparmio di Cento ha deciso di sostenere come main sponsor la mostra che comincerà dopo l’estate».