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In merito alla puntata di ieri sera, 8 maggio, della trasmissione “Fuori dal Coro” di Rete4 la Direzione delle Aziende sanitarie ferraresi rende noto quanto segue.
E’ falso che a Ferrara “le liste in parte sono ancora chiuse” come affermato dalla giornalista nel corso del servizio. Le liste d’attesa a Ferrara non sono mai state “chiuse”. Era presente una limitazione della profondità delle agende che dal 4 aprile scorso è stata superata. Attualmente dunque tutte le prestazioni di primo accesso sono prenotabili e l’Azienda sta profondendo il massimo impegno per limitarne al massimo i tempi d’attesa.
Nessuno, infatti, nega che i tempi d’attesa per la specialistica ambulatoriale siano un problema: lo sono in tutt’Italia, tant’è vero che il Governo in primis ha annunciato investimenti ad hoc.
In questo quadro nazionale l’Emilia Romagna è la regione che eroga più visite ed esami specialistici: 1548 per mille abitanti contro una media nazionale di 1.014 (solo la provincia autonoma di Bolzano ne eorga di più – fonte AGENAS). Ferrara è la seconda Azienda in regione quanto a produzione: 1.657 per mille abitanti.
La Regione Emilia Romagna ha ugualmente annunciato un piano di interventi e finanziamenti ad hoc e le Aziende sanitarie ferraresi hanno un proprio piano specifico, parzialmente già attivato, i cui punti cardine (oltre alla già avvenuta eliminazione della profondità delle liste) sono:
– ricerca e reclutamento di nuovi professionisti specie per le prestazioni su cui ci sono criticità;
– acquisto di prestazioni da privato accreditato;
– acquisto di libera professione intramoenia degli specialisti anche al fine di ottimizzare l’uso delle apparecchiature diagnostiche non lasciandole inutilizzate neppure in orario serale e festivo;
– miglioramento dei percorsi per le patologie croniche: dopo che il paziente viene diagnosticato ed entra nel percorso le prestazioni successive devono essere prenotate all’interno del percorso stesso;
– appropriatezza prescrittiva: Ferrara ha un consumo di prestazioni superiore alla media regionale. Questo dipende dalle caratteristiche socio-anagrafiche ma – vista l’incidenza di prestazioni con esito negativo – si può ipotizzare che vi siano anche tante prestazioni inutili. Sono in corso incontri con i medici per condividere corrette indicazioni rispetto alle modalità di accesso alla specialistica.
Rispetto ad uno dei casi specifici evidenziati nel corso della puntata, da un approfondimento emerge che le due visite richieste (cardiologica e dermatologica) sono disponibili, in strutture situate in provincia, in tempi molto più brevi rispetto a quelli citati, che fanno riferimento alla sola città di Ferrara.
Accusare la governance aziendale di “violare il diritto alle cure” come ha fatto la giornalista è dunque non veritiero, strumentale, irrispettoso verso i telespettatori e diffamatorio nei confronti del direttore sanitario e della direzione aziendale.
Altrettanto fuorviante è mettere in relazione questo solo tema con la retribuzione di risultato dei direttori aziendali. Si tratta di emolumenti previsti per legge: secondo il Dpcm 502 del ‘95 i contratti stipulati con i Direttori generali delle Aziende sanitarie contemplano l’erogazione di un trattamento economico variabile in relazione al raggiungimento di obiettivi conferiti dalle Regioni e dopo valutazione da parte di un “Organismo Indipendente di Valutazione – OIV”.
Per il 2022 la Regione, con propria delibera, ha attribuito alle direzioni molteplici obiettivi tra cui certamente il miglioramento dell’accessibilità alla diagnostica e specialistica ambulatoriale, ma anche il conseguimento degli obiettivi PNRR, la sostenibilità economica e numerosi altri con specifici indicatori e target per ognuno di essi.
L’OIV ha valutato che tali obiettivi sono stati conseguiti dall’Azienda USL di Ferrara all’88 per cento. Di qui, con un mero calcolo matematico, sono state individuate le retribuzioni di risultato.
Succede così in tutte le Aziende Sanitarie perché così è previsto dalla legge, ma per “Fuori dal Coro” diventa un caso solo a Ferrara, dove, per di più, da quasi due anni la Direttrice generale sta svolgendo, senza per questo percepire stipendio, anche il ruolo di Commissaria straordinaria dell’Azienda ospedaliero universitaria.
Trattare in questo modo un tema importante e delicato come quello della sanità non pare rendere un buon servizio al cittadino ma rischia di creare un vero e proprio clima di odio sociale nei confronti delle Istituzioni.