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IL VOLTO ESTETICO DELLE TADDIA

DiGiuliano Monari

Mar 20, 2014

volto estetico taddia“Bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte”. Era questo il credo esistenziale del poeta-soldato. Quello stesso credo che gli studenti di alcune classi dell’Istituto F.lli Taddia di Cento (2Q, 5P e 5S) hanno voluto ricercare e rintracciare in ogni ambiente, arredo o cimelio della dimora dannunziane di Gardone Riviera. Qui i ragazzi, accompagnati dai docenti Maletta, Meotti e Pertili e dall’educatrice Poppi, hanno trascorso la giornata , confrontandosi in maniera diretta con l’emblema dell’edonismo italiano. Il primo importante appuntamento è stato con la casa di D’Annunzio, la Prioria, della quale – varcato l’ingresso – hanno visitato, incuriositi, le diverse stanze: quella degli “ospiti indesiderati”, dove il poeta avrebbe fatto attendere Mussolini per due lunghe ore; quella della Musica, da una finestra della quale sarebbe caduto per avances poco gradite o per ragioni politiche; la biblioteca con i circa seimila libri d’arte; il bagno blu con i suoi innumerevoli oggetti; la sala delle reliquie, simbolo della fusione di sacro e profano; l’Officina con il busto della Duse, “testimone velata” della sua scrittura; la sala da pranzo dominata da un’enorme tartaruga in bronzo, monito contro l’ingordigia. Quindi, il viaggio esplorativo è proseguito all’esterno della casa, alla ricerca di ogni altro particolare che testimoniasse il vivere inimitabile del poeta-vate: l’aereo Ansaldo S.V.A. con cui volò su Vienna; il MAS 96 con cui partecipò alla Beffa d Buccari; la prua della nave Puglia; la Fiat T4 con cui entrò a Fiume; il Mausoleo costruito post mortem. «Giornata fantastica!» Così alcuni studenti della V S hanno sintetizzato l’esperienza vissuta al Vittoriale degli Italiani, aggiungendo un particolare che dovrebbe far riflettere tutti, soprattutto in considerazione del destino che da qualche anno incombe sulla scuola: «Oggi siamo diventati più grandi, più ricchi. Consapevoli della forza e dell’entusiasmo che possono scaturire dal sapere, dalla conoscenza».

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