La deviazione del corso del Reno tra Cento e Pieve di Cento dell’a.1460 aveva travolto il sistema degli scoli del territorio centopievese e, in particolare il corso di quello che veniva chiamato il “Canalino di Cento”, un canale che, alimentandosi con le acque del Reno, originariamente si spingeva a nord est del centopievese e confluiva nel Riolo.
Non essendo più’ compatibile questo suo corso col nuovo alveo scavato dal Reno, si rendeva necessaria una sistemazione per questo canale così importante, soprattutto per l’attività’ molitoria. Infatti le sue acque muovevano le pale dei due mulini centesi: Quello di Santa Liberata e quello degli Ariosti.
Il Vescovo di Bologna Calandrini si era accordato in quell’anno con i persicetani per deviare il Canale di S. Giovanni e congiungerlo con quello di Cento, ma l’accordo non ebbe seguito.
Vi provvide invece il Duca Alfonso I d’Este, divenuto nell’a. 1502 signore delle terre di Cento e di Pieve, portategli in dote da Lucrezia Borgia. Il quale, con un accordo siglato in data 12 giugno 1509, chiese ed ottenne dalla Comunità di San Giovanni in Persiceto di poter condurre a proprie spese le acque del Canale di San Giovanni al servizio dei suoi mulini: “Così che i suoi sudditi non bisognassero più, con dispendio e fatica, andar a macinare al mulino dellAccatà di San Giovanni, o al Finale, o alle Bentivoglie nel bolognese“.
Dietro all’esigenza di riattivare i mulini di Cento, ormai divenuta improrogabile dopo la deviazione del corso del Reno tra Cento e Pieve di Cento, stava evidentemente un sensibile aumento nella produzione di frumento, segno sicuro di un generale miglioramento delle condizioni produttive delle terre dei centesi e dei pievesi, i quali già dal lontano 1376 si erano separati scindendo l’originario comune unico centopievese e costituendosi in due comuni rurali distinti ed autonomi
Altrettanto importante da parte del Canalino di Cento fu il rifornimento di acqua ai maceri per la lavorazione della canapa, che proprio in quei tempi si stava avviando a divenire una delle principali attività produttive del territorio centopievese.
Ma e’ soprattutto come via di comunicazione e di scambi commerciali che il Canalino di Cento manifesterà in seguito tutta la sua importanza, soprattutto quando, di lì a pochi anni nell’a. 1558, verrà condotto dagli Estensi sino a Ferrara, immettendolo nel Canale Poatello in località Ponte dei Rodoni e rendendolo completamente navigabile nell’a. 1582.
L’accordo con il Duca Alfonso d’Este dell’a. 1509 consentiva non solo ai persicetani di trasportare le proprie merci a Cento e a Ferrara senza pagare dazio, ma permetteva altresì alle merci provenienti dal mare, attraverso il Po di Volano e la nuova via navigabile, di raggiungere l’approdo dell’Accatà alle porte di San Giovanni in Persiceto, dove sorgeva l’omonimo antico porto fluviale della Comunità persicetana, che rimarrà attivo sino agli inizi del sec.XIX.
La navigazione fluviale tra San Giovanni e Cento si snodava dall’approdo del porto dell’Accatà di Persiceto, sino all’approdo del porto situato a Cento fuori Porta Molina nell’attuale Piazzale Bonzagni, dove si trovava anche l’Arco Clementino.
La navigazione avveniva o con piccole imbarcazioni a chiglia piatta sospinte da pertiche, o con barconi, o chiatte trainate con corde dalle rive da buoi o cavalli da tiro. Sul tratto persicetano a fine’500 erano attive dieci barche ed una quarantina sul tratto Cento-Ferrara.
Nel ‘600 la navigazione sul Canalino di Cento non era soltanto di esportazione di merci e in specie di canapa, ma anche e soprattutto di importazione dal ferrarese di grandi quantità di concime, essenziali per il canapaio centese e persicetano.
Il trasporto pesante avveniva con “treni di barche” trainati da bovini aggiogati come per l’aratura. Ma le barche sovracariche urtavano le sponde causando smottamenti degli argini e “aravano” il fondale, sicché la corrente portava poi le sospensioni terrose che, depositandosi, acceleravano l’interrimento del canale. Finché non fu imposta una stazza ridotta delle barche, il loro trasporto singolo e il traino ad opera di un solo cavallo.
Una funzione del canalino rimasta ancora in parte attiva (stando a notizie del 2017) è quella di fornire di ottima acqua potabile gli acquedotti di Ferrara e Cento.