Di Marco Cevolani
Quando c’è una polemica facebook è una poderosa (e a volta pericolosa) cassa di risonanza. Nella giornata di ieri i maggiori siti che si occupano di tematiche LGBT si sono scagliati contro il comune modenese per via di una discriminazione, a loro dire, nei confronti di chi intende celebrare in comune (come prevede la nuova legge) un’unione fra persone dello stesso sesso.
Diversi esponenti del mondo LGBT criticavano il passaggio del regolamento comunale nel quale viene disposto quanto segue (citiamo testualmente, ndr):
Per le unioni civili:
– Non è prevista una forma di celebrazione ma SOLO UNA DICHIARAZIONE;
– La dichiarazione NON SI RICEVE in una sala aperta al pubblico e l’ufficiale di stato civile NON INDOSSA LA FASCIA TRICOLORE;
– NON è PREVISTO LO SCAMBIO DELLE FEDI;
– Alla luce di quanto disposto dal comma 20 della legge 76 del 2016, NON TROVA APPLICAZIONE l’art 110 del codice civile, e pertanto NON è POSSIBILE la costituzione del rapporto FUORI DELLA CASA COMUNALE
A essere criticato, proprio dal mondo LGBT il passaggio in cui la dichiarazione non si riceve in una sala aperta al pubblico e l’ufficiale di stato civile non indossa la fascia tricolore. Pronta la replica del Sindaco Palazzi che afferma, dalle colonne del sito del comune: “”E’ in atto un incredibile attacco premeditato nei confronti del sottoscritto e della nuova amministrazione voluta dagli elettori, che a stragrande maggioranza hanno voluto un cambio epocale nel Comune di Finale Emilia. Peraltro, gli aspetti più gravi ed inquietanti di questa operazione, del più becero stile politico, risiedono, in primo luogo, nel fatto che l’attacco provenga da parte di soggetti che, fino ad oggi, Finale Emilia, forse, non sapevano neppure in quale regione fosse ubicata” e per quanto riguarda la contestata norma tiene a precisare “il lungo testo esplicativo dei due istituti nuovi rispetto al matrimonio, dalla cui lettura qualunque persona di buon senso e non animata da pregiudizio può desumere trattarsi di mere indicazioni di massima delineate, a motivo della mancanza di specifici indirizzi di comportamento, sia nella Legge 76/2016, sia nel decreto attuativo di fine luglio, che nulla dice sulle modalità di celebrazione della unione civile.”