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EDITORIALE: Fare impresa è una … bella impresa

DiGiuliano Monari

Lug 3, 2018

Di Marco Cevolani – Il comune di Cento è il secondo comune del ferrarese per numero di imprese, stando ai dati forniti dalla Camera di commercio e pervenuti alla nostra redazione tramite CNA e il terzo comune per numero di imprese artigiane, il quinto per numero di imprese straniere.

I dati, letti e presentati così, sarebbero lusinghieri, peccato però che nel decennio 2007-2017 (stando sempre allo stesso report) le imprese artigiane sono calate del 36% mentre il numero complessivo  di imprese segna un segno meno pari al 7,3% sullo stesso periodo.

Se analizziamo i dati più approfonditamente scopriamo che le imprese femminili sono calate del 22,6% e quelle giovanili del 7,4%. L’unico dato che mostra il segno “più” le imprese straniere aumentate del 9,5% da 289 sono passate a 2741.

Ci sarebbe piaciuto fornire dati dettagliati riguardanti il commercio di vicinato: dopo il terremoto molti negozi hanno chiuso e qualcuno ha aperto o riaperto. Sarebbe stato interessante mostrare il saldo effettivo fra nuove aperture e chiusure delle attività commerciali, purtroppo né CNA né il Comune di Cento – sportello attività produttive sono stati in grado di fornire i dati da noi richiesti.

Sullo sportello Suap ci sarebbe da spendere due parole. Con un comune martoriato dal terremoto come il nostro, dove è evidente, stando ai dati riportati sopra, c’è una seria crisi economica, è curioso che lo sportello sia aperto solo due giorni alla settimana, pure telefonicamente e che addirittura per avere certi dati occorra fare la richiesta tramite pec(!) poi per fortuna che il Comune dialoga, ma lasciamo ogni valutazione polemica ad altri.

E’ questa quindi una crisi lunga, che si trascina da tanto tempo e che sicuramente il terremoto ha acuito a dismisura.

Le piccole attività commerciali, fanno a gomitate per cercare di riprendersi con i problemi che sono sotto gli occhi di tutti e ben conosciuti: viabilità, servizi, caro affitti, pressione fiscale, concorrenza della grande distribuzione.

E’ possibile invertire la tendenza? Nell’ultimo anno il calo si è ridotto dell’1,6%, ma rimane in ogni caso un dato negativo.

Chi ci governa e amministra cosa dovrebbe fare? Le cose che tutti dicono e che nessuno fa: alleggerimento della pressione fiscale e meno burocrazia, anzi viene fatto il contrario, basti pensare al pastrocchio della fatturazione elettronica per i benzinai.

Il nostro comune (e comunque l’Italia intera) ha bisogno urgentemente di un’inversione di tendenza che non si può ridurre a percentuali da prefisso telefonico e né si può pensare che una banale rimodulazione di spesometro e redditometro possano significare qualcosa.

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