• Gio. Ott 17th, 2024

E’ di imminente pubblicazione libro: “Il Centopievese e il Persicetano. Storie parallele. Dall’origine dei comuni rurali al sorgere delle Partecipanze Agrarie”.

DiVittorio Toffanetti

Ott 13, 2024

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L’opera, che si avvale della prefazione del Prof. Rolando Dondarini,  Ordinario di Storia Medievale della Università di Bologna e del patrocinio dei Comuni interessati e delle rispettive Partecipanze, traccia il cammino storico delle due comunità evidenziando i molti aspetti non solo di comunanza e collaborazione, ma anche di contrapposizione e di conflitto (violento) che hanno caratterizzato le loro storie, con un angolo di visuale quindi del tutto originale, che rappresenta una novità assoluta nel quadro della storiografia centopievese e persicetana sin qui prodotta e pubblicata.

La storia delle origini dei comuni rurali di S. Giovanni in Persiceto, di Cento e Pieve di Cento e delle rispettive partecipanze agrarie, va riguardata essenzialmente come la storia della conquista di un territorio incolto ed ostile, della sua lenta e graduale bonifica e colonizzazione.

 Attraverso un lungo processo storico che ha la sua remota premessa nella fondazione del Monastero benedettino di San Silvestro di Nonantola verso la metà del sec. VIII e l’insediarsi delle comunità di rustici attorno alle prime chiese pievane del Pagus Perseceta, occupate in condizione servile o semilibera nelle grandi aziende fondiarie delle Corti altomedievali. 

Un processo che prende decisamente avvio dal sec. XII in poi, ad opera delle stesse comunità di rustici che hanno saputo riscattarsi dalla loro condizione servile e organizzarsi in liberi comuni rurali, le quali procedono collettivamente allo sfruttamento economico di queste valli e distese boschive del Pagus tra il Panaro e il Reno, sulla base di un rapporto enfiteutico con le rivaleggianti signorie feudali dell’Abate di Nonantola e del Vescovo d Bologna. 

 Una conquista che vedrà come protagonisti finali, da una parte le famiglie dell’aristocrazia terriera dei Bentivoglio, dei Pepoli e dei Bevilacqua, nonché esponenti della borghesia bolognese che, sull’esempio di queste, contagiati da quella che, con felice espressione è stata definita la “febbre delle bonifiche emiliane del Cinquecento”, daranno il contributo decisivo per impiego di risorse finanziarie e mezzi tecnici, accaparrandosi però la maggiore e miglior parte delle terre bonificate, che andranno a comporre le loro splendide tenute.

 Dall’altra le Comunità rurali di Nonantola, San Giovanni in Persiceto, Sant’Agata Bolognese, Cento, Pieve di Cento e Villa Fontana (Medicina), le quali, a differenza di quella di Crevalcore, sapranno preservare dalla pressione del capitale privato i propri antichi diritti consuetudinari derivanti dalle concessioni enfiteutiche, sia pure su una superficie minore di terre, le meno pregiate e più difficili da bonificare.

 Le stesse terre che, divenute pienamente produttive soltanto in tempi relativamente recenti, compongono oggi, salvo qualche variazione dovuta a permute e compravendite, il patrimonio fondiario delle rispettive Partecipanze Agrarie.

Vittorio Toffanetti