“O Santa Madre di Dio, ho sentito il calore di una tua carezza quando ho considerato che questo gesto di devozione, compiuto col popolo bolognese, pone il sigillo finale al mio servizio episcopale. Quale grande dono mi hai fatto! Potermi ritirare nel silenzio e nella preghiera dopo che con questo popolo, che ho amato e continuerò ad amare per sempre, ho potuto dirti: “rivolgi a questa città il tuo sguardo pietoso, e mostra ad essa il tuo Figlio Gesù”. Ma ora, o Madre Santa, vogliamo raccomandarti il nuovo pastore, il nostro Arcivescovo Matteo. Prendilo sotto la tua protezione; difendilo da ogni pericolo; sostienilo col tuo amore materno. Ed infine, non posso terminare questa pubblica preghiera, in un momento per me tanto solenne, senza raccomandarti ancora una volta i “tre grandi amori” del mio episcopato: i sacerdoti, le famiglie, i giovani.” (Preghiera all’Immacolata, 8 dicembre 2015).
“Consentimi ora anche di raccomandarti la mia povera persona. Sta per iniziare l’ultimo capitolo della mia vita. Breve o lungo è mistero della divina provvidenza. Guidami in questi anni perché incontri il volto festivo del tuo Figlio: Lui che ho desiderato, Lui che ho amato. Così sia”. Preghiera alla Madonna di San Luca 17 maggio 2015.
Ho voluto riprendere queste due invocazioni del Cardinale Carlo Caffara perché mi sembra testimonino con chiarezza i sentimenti che hanno sempre orientato la sua vita e la sua vocazione, i suoi ‘tre grandi amori’, sacerdoti, famiglie, giovani, motivi di studio intelligente e di appassionato servizio alla Chiesa. Salutando Bologna, il giorno del suo ingresso in Diocesi, la descrisse come “la città più bella del mondo”. Ha amato Bologna, con passione e dedizione, direi fino allo sfinimento, durante gli anni del suo servizio episcopale. Con il suo carattere discreto e sensibile mi ha manifestato dall’inizio e, fino all’ultimo, profondo affetto e incoraggiamento, delicato rispetto e accoglienza sincera. Ci siamo incontrati con continuità, parlando anche della sue preoccupazioni, fino a sabato scorso, quando tra l’altro abbiamo lungamente preparato la ormai prossima visita di Papa Francesco. Mi manifestò la sua gioia per potere concelebrare con il Pontefice, ricordando l’incontro avuto pochi mesi prima, a Carpi, nel quale il Papa lo aveva abbracciato con evidente amicizia. Gli avevo raccontato di come, in occasione della mia recente udienza, il Papa, rispondendo ai suoi saluti che gli avevo trasmesso, aveva detto con commozione, quasi con solennità: “Io voglio molto bene al Cardinale Caffarra. Diglielo”.
Dalla sua finestra a Villa Revedin, dove si era ritirato, guardava dall’alto Bologna. Mi aveva detto più volte che da lì pregava continuamente per la città tutta. Sono certo che dal cielo continuerà a intercedere perché la Chiesa testimoni tutto il Vangelo di Cristo e distribuisca il Pane buono del suo amore a quanti lo attendono.