Di Giuliano Monari
È caccia all’uomo che nel tardo pomeriggio di giovedì scorso ha aggredito e accoltellato una donna di origini marocchine residente a Corporeno in via Pedagna 22, al suo rientro a casa alle 17 e 30 circa dopo una giornata di lavoro. La donna, dopo essere stata soccorsa dai sanitari del 118 e trasportata con l’elimedica all’Ospedale Maggiore di Bologna, si trova tutt’ora ricoverata con una prognosi di 30 giorni e non sarebbe in pericolo di vita. A preoccupare i sanitari, più che la ferita da coltello all’addome, è il trauma cranico subito, probabilmente, durante colluttazione che la donna ha avuto con il suo aggressore nel tentativo di difendersi dai fendenti dell’uomo. I carabinieri della Compagnia di Cento, coordinati dal Tenente Massimo Costanzo, stanno seguendo tutte le piste investigative dopo aver terminato i rilievi nella palazzina di via Pedagna nella serata di giovedì, anche grazie al preziosissimo ausilio dei colleghi del Reparto Investigazioni Scientifiche fatti giungere sul luogo del delitto, con il preciso scopo di raccogliere preziosi indizi ed eventuali tracce dell’aggressore utili all’identificazione del soggetto che si è reso irreperibile dopo aver colpito la donna. Sulla vicenda e sui motivi di tanta violenza stanno indagando i militari della Compagnia di Cento che in queste ore stanno dando la caccia ad un uomo di colore. Si indaga a tutto campo senza escludere nessuna pista, anche se, l’ipotesi della rapina finita male sta via via perdendo consistenza, a favore di una ipotesi di reato collegata a rapporti di conoscenza che potrebbero esserci stati tra la vittima ed il suo aggressore. Cosa ci faceva l’uomo sulla porta di casa della donna? Faccende di cuore? Antiche ruggini? Tutte ipotesi che, al momento, non sono ancora state scartate e che fanno riflettere su un delitto che ha tutte le caratteristiche del giallo. Achehboune Soumia, questo il nome della 37enne aggredita, viene descritta dai suoi vicini di casa come una persona dolcissima e cordiale, con la quale intercorrevano ottimi rapporti di vicinato, tanto che il figlioletto di 9 anni – che non era presente durante l’aggressione – spesso, raccontano i vicini, frequentava i suoi piccoli amici residenti nelle abitazioni accanto alla sua. La donna convive con un uomo e la famiglia non ha mai avuto problemi, secondo il racconto dei confinanti. Sia la donna che il compagno, spiegano i vicini, lavorano in fabbrica e conducono una vita normalissima, il che rende inspiegabile e tinge di giallo l’atto di aggressione subita con quelle modalità.