In questa nuova puntata di “Coma ha fatto a…”, abbiamo intervistato la signora Nedda Alberghini, fondatrice e presidente dell’associazione “Le case degli angeli di Daniele”, associazione umanitaria che opera a livello mondiale ma, anche nel nostro territorio con campagne di sensibilizzazione.
-Come ha fatto a nascere l’associazione?
Questa storia ha inizio con una fine, nel 1998 con la morte di nostro figlio Daniele. Abbiamo iniziato questo nuovo percorso per avere una nuova ragione di vita. E’ una vita piena ed è talmente bella che vorremmo condividerla con tutti. Annualmente facciamo dei viaggi in varie parti del mondo e una volta tornati a casa cerchiamo di trasmettere alle persone ciò che abbiamo visto, imparato per sensibilizzarle ma, anche per renderle più felici perché a certe cose non si da valore ma quando ci si rende conto che queste cose per alcuni hanno un’importanza vitale ci si rende conto di essere fortunati.
La nostra associazione non nasce subito, inizialmente abbiamo iniziato privatamente io e mio marito a costruire delle case in giro per il mondo, mentre, l’associazione è nata nel 2003.
Lo scopo dell’associazione è proprio quello di costruire delle case in varie parti del mondo, ovunque ce ne sia bisogno, senza nessuna discriminazione di razza, genere, nazione…infatti la prima casa la facemmo per i buddisti nonostante io sia cattolica e molto praticante. Oggi le case degli angeli sono già 17 e probabilmente l’anno prossimo diventeranno 18.
-Ma di che tipo di case si tratta?
A seconda delle esigenze di un determinato territorio si passa dalla struttura sanitaria alla scuola materna. Sono territori molto emarginati, dove magari non arrivano altri aiuti umanitari, dove magari c’è anche la guerra.
Oltre a queste case facciamo nascere diversi progetti. Ci tengo in particolar modo a sottolineare il mio impegno per le donne. Le donne sono quelle che non vengono mai valorizzate, non contano nulla in alcune cultura e invece sono quelle che in realtà sostengono l’economia di questi paesi e quindi aiutando le donne sai che di conseguenza aiuti tutti.
-E per quanto riguarda il vostro premio annuale?
Volevo dare visibilità al lavoro delle donne così mi venne l’idea del “premio internazionale Daniele Po”. Il premio va proprio a delle donne che combattono della cause importanti, si parla di diritti umani, difesa dell’ambiente…Il premio inizia nel 2007 quando abbiamo dato il primo premio a una giovanissima parlamentare afgana, poi una giovanissima messicana e così andare tutte donne che hanno molto da raccontare.
-Ma queste donne vengono di persona a ritirare il premio?
Si si vengono proprio di persona a ritirare il premio e le ospitiamo per una settimana di solito in cui fa molte conferenze nel nostro territorio, incontri nelle scuole così da poter condividere con tutti le sue esperienze. E’ veramente un’opera di sensibilizzazione molto importante.
-Parlando invece delle mostre?
La mostra che si è appena conclusa alla rocca di Cento, “Laudato si mio signore per sora acqua”, parla dell’acqua e ne tocca tutti gli aspetti dalla sacralità alla mercificazione. E’ un nome francescano perché con San Francesco ho un rapporto molto particolare. Anche qui si vede l’importanza delle donne che possiamo chiamare gli acquedotti del villaggio. Un’altra iniziativa molto importante per noi sono le Università della vita. Sono università con un anno accademico, un regolamento, ma di cui la finalità è la formazione delle coscienze. Sono università in cui gli insegnanti lavorano gratuitamente per condividere il loro sapere e le loro esperienze con gli altri.
-Infine, parlando invece dei progetti futuri?
Il prossimo progetto in ordine di tempo sarà l’apertura di un nuovo spazio a Pieve di Cento accessibile a tutti e quindi ne faremo l’inaugurazione a inizio primavera 2017.
Un altro progetto è anche l’apertura di una piccola casa editrice per dare spazio a giovani talenti. Tutti i nostri progetti sono legati da un filo rosso.