In questa nuova puntata di “Come ha fatto a…” abbiamo intervistato presso il salumificio Negrini di Renazzo, Annarita Negrini, la nipote del fondatore, il cav. Angelo Negrini. Rispondendo ad alcune domande, ci ha raccontato tutta la storia del gruppo dal 1955 fino ai giorni nostri.
– Dato il nome della rubrica, le chiedo per prima cosa, come ha fatto il cav. Negrini ad aprire lo stabilimento più di 60 anni fa e com’è nata l’idea?
Iniziò la sua attività nel 1945, nell’immediato secondo dopo guerra spinto da un’esigenza concreta, il mantenimento dei suoi quattro figli, iniziò quindi con il commercio del latte e l’allevamento di suini. Nel 1955 aprì il suo primo laboratorio a Renazzo ma dato il suo successo i locali si rivelarono presto troppo piccoli così nel 1960 decise di iniziare a costruire il primo nucleo di quello che è l’attuale stabilimento.
-Come si è evoluto questo stabilimento negli anni e come si è evoluta la produzione ?
Nel nuovo stabilimento negli anni 60 iniziarono con l’attività di macellazione e trasformazione dei prodotti. Con il passare degli anni, con le nuove richieste del mercato, l’attività di macellazione fu spostata in un altro stabilimento nella provincia di Rovigo e in quello di Renazzo fu invece ampliata quella di produzione, creando nuove zone adibite allo stoccaggio refrigerato dei prodotti e anche sale di stagionatura. Nel 1985 l’attività è passata totalmente nelle mani dei miei genitori e poi successivamente siamo entrati anche io e i miei tre fratelli.
-Parlando invece dell’esportazione?
Nel 1970 questo è stato uno dei primi stabilimenti ad ottenere l’autorizzazione all’export per quanto riguarda i paesi europei. Dal 2000 invece abbiamo incominciato ad esportare in varie zone del mondo come Stati Uniti, Brasile, Russia e Giappone. Ottenere l’autorizzazione all’esportazione in questi paesi è molto difficile e porta al continuo ammodernamento dello stabilimento.
-Oggi invece com’è organizzato lo stabilimento e l’organico e quali sono le novità a livello dei prodotti?
Attualmente mio padre è il presidente, mio fratello Carlo si occupa della produzione, Dino segue il commerciale, e io curo la parte amministrativa. Per quanto riguarda le novità, dato che il consumatore moderno ricerca sempre più prodotti già pronti, ci siamo adeguati e questo ci ha portati a creare una nuova linea di piatti pronti a base di carne oltre ad investire in due nuove linee di affettamento per i salumi in vaschetta.
-Ci parli del vostro salame rosa da Guinness? Com’è nata l’idea?
Il salame rosa è stato riconosciuto presidio slow food nell’aprile 2016. Il presidio ha come scopo sostenere piccole produzioni d’eccellenza, che sono destinate a scomparire, mantenendo le antiche tecniche di produzione. Così anche noi abbiamo mantenuto le antiche stufe in mattone e l’utilizzo di alcuni particolari ingredienti. Così abbiamo creato il Salame Rosa da Guinness di 180 kg presentato presso la manifestazione “Affettasi” a Bologna.