Come ho fatto a … intervista a Gregorio Raimondi Pinko Pallino 8 novembre 2016
In questa nuova intervista abbiamo fatto qualche domanda a uno dei titolari della società Pinko Pallino, Gregorio Raimondi, la società che gestisce varie pizzerie nella nostra zona.
-Come ha fatto a nascere questa società e qual’è stato l’iter della sua evoluzione?
Tutto è iniziato nel Marzo 2005 acquistando il primo punto vendita a Cento. Ho avuto la fortuna di trovare all’interno di questo punto vendita tanti bravi ragazzi e quello che poi sarebbe diventato il mio attuale socio. Pinko Pallino oggi è un marchio registrato a territorio nazionale, abbiamo cercato di seguire sempre le esigenze delle persone che negli anni mutano ma per prima cosa la cosa più importante è far arrivare la pizza calda a casa.
-Mi parli appunto dei prodotti…
Ci sono stati dei cambiamenti notevoli a livello di farina, di pomodoro, di paste filanti ricerchiamo la qualità. Cerchiamo di recapitare le pizze a casa dei nostri clienti il più velocemente possibile e questo ci obbliga anche a diventare più veloci durante la produzione vera e propria.
-Quali sono i vostri punti vendita e com’è composto il vostro organico?
Nel 2005 siamo partiti da questa di Cento, nel 2007 abbiamo creato un clone a San Giovanni in Persiceto, dopo ancora due anni nel 2009 a Mirandola, rivoluzionando un locale in cattive condizioni e poi a Finale Emilia ma qui purtroppo con il terremoto abbiamo avuto qualche problema…la pizzeria è crollata. Ma noi non molliamo, e andiamo avanti. La fortuna è avere questi ragazzi che fanno parte del nostro team, sono in 24 più io e il mio socio. Credono nel nostro progetto e noi crediamo nelle loro potenzialità. Più il gruppo è affiatato e più c’è possibilità di crescita.
-Invece parlando di progetti futuri?
L’apertura a Gennaio 2017 di un nuovo locale a San Pietro in Casale. Vedremo anche se riusciremo ad introdurre qualche innovazione con delle farine di cereali per le esigenze delle persone intolleranti. Infine, stiamo mettendo alcune basi oltre oceano, per riproporre quello che abbiamo fatto in Italia.