Messaggio Egr. Direttore Vorrei esporre le seguenti considerazioni e porre alcune domande. La Nuova del 22 aprile scorso riportava le dichiarazioni dell’ ing. Piacquadio in merito al Piano della Ricostruzione. Sosteneva che a Cento era in atto: “soprattutto un’oculata e strategica pianificazione per lo sviluppo, andando ad agevolare alcuni imprenditori del tessuto produttivo locale”. Questa frase componeva il mosaico con una precedente dichiarazione del sindaco Lodi quando affermava di voler far “scadere” il PSC “adottato”, quindi confermando che questo strumento urbanistico sarebbe stato comunque modificato, terremoto o non terremoto. Il perché non era dato sapere, poi mi è venuto in soccorso il documento del Comitato Unitario della Regione del 21 luglio. Si legge che questo piano “si inserisce in un percorso già avviato dall’ amministrazione comunale partito … su proposte di cittadini e degli operatori a seguito di avviso pubblico, di una variante al PRG in anticipazione del PSC. Nell’ esame delle proposte pervenute la valutazione è stata effettuata con riferimento al PSC adottato con la necessità di anticipare alcuni contenuti del PSC ma anche di rivederne in modo “sostanziale” alcune scelte, generali e di dettaglio fatte con il piano adottato. Su questa analisi urbanistica … si basa il Piano della Ricostruzione anche anticipando alcuni temi (in particolare quello perequativo)…”. Così il terremoto da calamità è divenuto il mezzo per attuare modifiche urbanistiche che il sindaco aveva già dichiarato di voler fare. Osservo questo anche se non solleva interesse, neppure nei consiglieri comunali che potevano rivolgere al sindaco alcune domande: 1) Se il percorso di modifica del PSC adottato era già in essere a fronte “di proposte di cittadini a seguito di avviso pubblico”, quando sono state fatte queste assemblee visto che lo prescriveva la Legge Regionale 16, nell’ art. 18, ossia che “il Piano della Ricostruzione, elaborato attraverso un ampio processo di consultazione e di partecipazione attiva delle popolazioni interessate…(entro il 31/12/2013)”. Di queste “ampie” consultazioni non ne ricordo. 2) Quali sono state le “necessità” di “rivedere in modo sostanziale” il PSC adottato? Aveva avuto rilievi dalla Provincia non “sostanziali” ed era frutto di uno studio di autorevoli architetti, durato oltre 5 anni e costato più di 700.000 Euro di denaro pubblico. Cosa ci costa questo nuovo progetto? 3) Il Piano della Ricostruzione sottintende ad azioni legate al terremoto come cita l’art. 12 della legge regionale 16, cioè “favorire la rapida e completa attuazione degli interventi di riparazione, ripristino con miglioramento sismico e di ricostruzione…; e al punto 2 ancora più chiaramente: …“individua le UMI (Unità Minime di Intervento) che necessitano di modifica della disciplina prevista dalla pianificazione urbanistica, …ai fini della conservazione dei tessuti urbani da ricostruire…”. Perché diventano prioritari interventi che in un PSC dovrebbero, fino al POC (Piano Operativo Comunale), avere solo una “vocazione edificatoria” (oltretutto dovrebbero averla tenuto conto dei carichi urbanistici dell’intero Alto Ferrarese)? Si legge nel documento del CUR regionale di interventi che con l’evento catastrofico non hanno nessun legame. E’ questa “l’oculata e strategica pianificazione” del nuovo PSC di cui parlava l’ing. Piacquadio? 4) Grazie alla “perequazione” (il concambio, che dovrebbe assicurare un congruo risultato economico per il Comune di Cento) si dovrebbe garantire un più funzionale piano urbanistico per tutto il nostro territorio. Ci sono dati che suffragano questo? Claudio Tassinari – Civici Centesi Già presidente della “Commissione Ambiente e Assetto del Territorio” del Comune di Cento