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‘BUFERA CLARA’: I QUATTRO SINDACI DELL’ALTO FERRARESE DENUNCIANO LA LOGICA SBAGLIATA DI CLARA

DiGiuliano Monari

Lug 2, 2019

In relazione alle richieste formulate da Atersir a Clara in relazione alla modifica del servizio fornito al bacino Ovest dal prossimo primo luglio, i sindaci di Cento Fabrizio Toselli, di Bondeno Fabio Bergamini, di Poggio Renatico Daniele Garuti e di Terre del Reno Roberto Lodi hanno inviato un loro contributo all’Agenzia Territoriale dell’Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti.

Una riflessione, già posta all’attenzione dei soci nelle assemblee di Clara. «Abbiamo individuato – argomentano – le principali criticità che come soci ex Cmv si riteneva opportuno discutere per apportare quelle modifiche organizzative gestionali e amministrative necessarie ad ottimizzare ed efficientare il gestore dopo la fusione».

Una necessità sopra tutte. «L’esigenza di rivedere i costi dell’azienda discendevano dalle ‘discordanze’ nelle valutazioni di ordine economico sulle quali si era basato l’intero processo di fusione tra Area e Cmv. L’obiettivo di qualità perseguito doveva portare Clara a definire dei programmi economici-finanziari complessivi intorno ai €150 pro capite in linea con le esperienze regionali».

Obiettivo non centrato dal momento che si è registrato una lievitazione di costi, che per alcuni comuni risultano del 50% superiori agli obiettivi originari presi a parametro medio.

Per i quattro sindaci appare piuttosto evidente «il tentativo dell’azienda, controllata da soci ex Area, di innalzare costi attribuiti al bacino Ovest per rivelarli a quelli del bacino est storicamente più oneroso».

«Nell’impossibilità di conseguire l’obiettivo è giunta la scelta di ridurre il servizio. L’azienda ha preferito seguire la via del risparmio, mediante la sconsiderata decisione di ridurre i servizi cittadini del bacino Ovest contro il volere dei espresso nella votazione del 30 aprile scorso e con lo scostamento agli standard minimi, in violazione della programmazione di ambito. Ciò peraltro invece di ridurre i costi gestionali ed amministrativi di una società che sembra annoveri, tra l’altro, un numero abnorme di impiegati rispetto alle reali esigenze di un bacino di 237000 abitanti equivalenti».

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