Dopo 36 anni ha finalmente ottenuto l’indennizzo legge n. 210/1992 per i soggetti danneggiati irreversibilmente da sangue infetto.
Con Sentenza n. 855 del 22 settembre 2016 la Corte di Appello di Bologna ha accolto il ricorso dell’avvocato Renato Mattarelli che ha assistito la donna di Finale Emilia (MO) infettata dal virus del l’epatite C da trasfusioni di sangue infetto somministrate durante il ricovero del luglio-agosto 1980 presso il l’Ospedale Civile della SS.ma Annunziata di Cento quando aveva solo 27 anni.
La donna che oggi ha 63 anni aveva scoperto nel 1995 di essere positiva al virus epatico ma solo nel 2005 la malattia è evoluta in una grave patologia epatica che le distrutto la vita è quella dei suoi familiari.
Nonostante il tribunale di Modena le avesse dato torto – poiché sarebbe trascorso troppo tempo e il diritto all’indennizzo sarebbe decaduto – la Corte di Appello di Bologna ha rovesciato la sentenza di primo grado condannando il Ministero della Salute ad erogare gli arretrati dei ratei mensili dell’indennizzo a partire dal gennaio 2007 (circa 100mila euro con gli interessi legale).
Per il resto della sua vita sarà invece l’Asl di Modena e la Regione Emilia-Romagna a sborsare l’assegno di circa 850 euro mensili.
Dopo questa vittoria la donna è ora pronta ad affrontare una nuova causa contro lo Stato per ottenere l’ulteriore risarcimento integrale di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali in aggiunta all’indennizzo ottenuto.
All’avvocato Mattarelli, il marito della donna (gravemente ammalata di altre patologie) ha detto di sentirsi commossi perché non speravano più in un successo che, oltre alla soddisfazione morale per la donna (verso chi la infettata anziché curarla), rappresenta un sostentamento economico per la sua famiglia.
Quello del sangue infetto e delle trasfusioni non controllate è uno scandalo che ha attraversato l’Italia tra gli anni ’70 e ’90 e ha visto la recente condanna del nostro Paese da parte della Corte di giustizia europea per i ritardi nei processi e nei risarcimenti.