IL FUTURO della Fca-Vm Motori, è stato al centro della tavola rotonda organizzata lunedì 12 dicembre in sala ‘Zarri’ dalla Fiom Cgil provinciale.
Un’iniziativa degna di plauso, sempre però che non rimanga un incontro fine a sé stesso e legata solo alla FCA-VM. Ci auguriamo sia l’inizio di un percorso che porti al confronto e alla sensibilizzazione di tutte le parti, dalla comunità alle istituzioni.
Dalla serata sono emerse interessanti considerazioni. La cosa che più spaventa, è la reticenza da parte dell’azienda di rendere noto il piano industriale per il rilancio dello stabilimento.
Sulla questione interviene anche L’Altra Emilia Romagna con una nota a firma di Piergiovanni Alleva, come riporta Estense.com: “non sfugge infatti ai lavoratori che senza innovazioni di progetto e di prodotto, anche se si tratta di produzioni affermate come quelle della Vm, l’avvenire è pieno di incertezza, i sindacati continuano giustamente a richiedere piani industriali ricevendo risposte evasive che rimandano al mercato e che significano in realtà che non esiste piano industriale. A parer mio, bisogna prevedere per legge nazionale uno strumentario di diritti di partecipazione e informazione con adeguate previsioni di garanzia per i lavoratori” “Le grandi imprese quando si insediano sono disposte, in cambio di facilitazioni e prebende pubbliche, a prendere degli impegni che però, a causa di un potere pubblico debole, non sono mai vincolanti e giustiziabili – critica l’esponente di Aer – e la Saeco è stato un caso emblematico in cui la speculazione aziendale è stata resa possibile proprio dalla debolezza degli accordi che avevano accompagnato l’insediamento. La Regione Emilia-Romagna dovrebbe non limitarsi ad intervenire quando il danno è fatto, ma condizionare in maniera ben più seria le attività in appoggio allo start up di imprese e al loro sviluppo. Il Pd, maggioranza in Regione, solitamente in questi casi gioca due parti in commedia mostrandosi solidale sia con gli imprenditori sia con i lavoratori, è chiaro poi che questa ambiguità del non decidere nettamente da che parte stare alla fine avvantaggia sempre i più forti a scapito dei deboli”.
Il 28 dicembre il Consiglio Comunale di Cento chiede all’unanimità chiarezza sulla situazione della Fca-Vm dopo aver approvato un ordine del giorno presentato dal gruppo del PD.
Notevoli iniziative e diciamo noi, alla buon’ora. Ma non bastano e soprattutto solo se limitate alla VM.
Da La Nuova Ferrara del 14 dicembre: “L’indicatore che più colpisce nelle elaborazioni camerali, però, è probabilmente il crollo dell’export ferrarese. Al 30 settembre, infatti, siamo a -14,2% sui primi nove mesi del 2015, unica provincia in regione ad avere un segno negativo con Ravenna (-3,2%). I paesi “responsabili” di questo crollo sono Cina, con -20,4%, e soprattutto Stati Uniti, con un impressionante -47,2%. «Si tratta di un dato dovuto quasi completamente alle performance di una grande azienda dell’automotive, e questo ci fa riflettere sulla condizione della nostra manifattura» hanno commentato il presidente Govoni e il segretario Giannattasio. Il riferimento è alla Vm di Cento che sta attraversando una fase delicata”. Sempre da La Nuova Ferrara del 14 dicembre “Nella classifica del valore aggiunto la provincia di Ferrara resta sempre in coda all’Emilia Romagna e scende al di sotto della media nazionale. È quanto emerge dai dati pubblicati di recente dall’Istat, e relativi alla ricchezza 2014”.
Resto del Carlino del 13 dicembre, riporta i dati del dossier annuale sulle province del Sole 24 Ore, riferiti alla provincia di Ferrara: “Il tenore di vita precipita di dodici posizioni: mai tanto in basso da anni”. “Ma soprattutto allarma la perdita di dieci posti (dal 24° al 33° posto assoluto) nella graduatoria del Pil pro capite, che si attesta ora poco sopra i 23mila euro. Passando al lavoro, posizione discreta per le ‘start up’ innovative ma critica (73° posto) per l’occupazione giovanile e la propensione ad investire. Siamo tra Oristano e Taranto” … “E resta nelle ultime posizioni anche per l’indice di vecchiaia”.
Dati infoCamere: in provincia le aziende attive nel 2009 erano 34.731 oggi sono 32.545.
Grazzi CGIL su Estense.com. “Dietro l’angolo c’è anche l’entrata in vigore, dal 1 gennaio 2017, del nuovo sistema di ammortizzatori sociali: si limita la durata massima degli interventi di integrazione, anche per sommatoria, a 24 mesi, il calcolo degli strumenti richiedibili torna ad essere effettuato sul quinquennio ‘mobile’ e spariscono le liste di mobilità “…alle aziende la Cigo costerà di più: un bonus-malus che produrrà licenziamenti.
Se è vero infatti che il 2015 ha registrato un saldo positivo dell’occupazione, le imprese già dai primi mesi del 2016 hanno invertito la tendenza: gli incentivi sono calati e così è crollata la stipula di indeterminati (-44% nel primo semestre 2016 sul 2015, dati Inps) e la trasformazione di contratti in indeterminati (-68%). “Segno che il 2015 è stato un anno drogato”, chiarisce Grazzi. E proprio nel 2015, anno in cui il ricorso alla cassa integrazione è stato minimo, in provincia si sono registrati ben 5000 lavoratori con integrazione salariale. Non ci sono ancora i dati sul numero di lavoratori, ma nel 2016 “Ferrara è una delle province che ha più ricorso alla cassa integrazione, si contano più di tre milioni di ore di Cigo autorizzate dall’Inps”: è un dato che riporta al 2009.
A questi dati aggiungiamo il fatto che il referendum del 4 dicembre è stato un referendum sociale e non costituzionale, anche se molti politici continuano a far finta di niente. Lo dimostra il fatto che dove è maggiore il disagio sociale, maggiore è stata l’affluenza alle urne, un’affluenza che non si vedeva da anni, dominata dal NO. La provincia di Ferrara non ha fatto eccezione anche in questo senso. È stata l’unica in Emilia Romagna in cui ha prevalso il NO. Quando le istituzioni della nostra provincia, compreso i nostri sindaci, prenderanno atto di tutto ciò? Quando si accorgeranno che esiste una generazione di genitori che, non solo lascerà un’eredità più povera ai propri figli ma che molti di questi, avendo perso il lavoro, sarà in competizione con i propri figli per un impiego. Genitori troppo vecchi per ottenere un posto di lavoro e troppo giovani per andare in pensione. Genitori che dovranno lavorare fino a 68-70 anni, nonostante le norme di sicurezza indichino che certi lavori, i mestieri considerati usuranti, si possano svolgere solo fino al compimento del 65 anno di età. Ricordando che proprio queste mansioni assorbono la maggior parte dei disoccupati over 40 e over 50. Il tutto condito da un tasso di disoccupazione giovanile altissimo.
Se preoccupa e agita la comunità intera la situazione della VM – FCA, agita ancor di più la situazione al di fuori della VM-FCA. Per questo ci auguriamo che l’iniziativa della Fiom continui e si allarghi ad un raggio più ampio. Che il Consiglio Comunale e le Istituzioni comincino a pensare a Cento non più ad un’isola felice con la VM. Che si smetta di preoccuparsi e basta, si pensino a cose concrete. Il periodo del terremoto ci ha insegnato che si può fare quadrato davanti alle emergenze. Coinvolgere l’intera comunità. Un ufficio che possa monitorare la disoccupazione giovanile e over 40 nel nostro paese. Incentivare anche con mezzi economici, la rete tra le piccole imprese che lasciate sole annasperanno sempre di più. Coinvolgere la Regione. E sarebbe solo l’inizio.
CONTINUARE AD ESSERE SORDI e CIECHI CI STA PORTANDO ALLE SOGLIE DI UN CONFLITTO SOCIALE SENZA PRECEDENTI