• Ven. Nov 22nd, 2024

14 Di Giuliano Monari – Fotoservizio Lia De Luca – Video 

E’ una strana sensazione quella che si prova arrivando a Bomporto, nella operosa bassa modenese. E’ una strana sensazione, che ti stringe il cuore e che non ti abbandona neanche quando – dopo aver visto quale devastazione può causare l’acqua, fonte di vita, – a causa della trascuratezza che gli uomini spesso dedicano alle loro terre – te ne vai da quel luogo di dignitosa sofferenza. E’ l’odore intenso del gasolio, delle acque, dei detriti, è quello che – anche dopo ore – ti resta nelle narici. Nel cuore. Una popolazione che deve fare i conti con gli esiti drammatici di un terremoto che ha colpito duro appena due anni fa ed ora, dopo aver subito danni di ogni sorta, deve nuovamente ritrovare le forze per risollevarsi da questa nuova tragedia. L’acqua che ha dato prosperità a queste terre ora invade le case, le strade, le piazze, i negozi, le attività. E come non bastasse anche la beffa di sapere che, probabilmente, questa tragedia poteva essere evitata con una manutenzione più puntuale dei corsi d’acqua. Facile fare la cronaca dei danni, dei tanti volontari, e militari, e cittadini che in queste ore si stanno adoperando con tutte le forze per cercare di aiutare questa popolazione a ritrovare la forza di ricominciare. Facile. Difficile, invece, non provare un nodo alla gola nel guardare quegli occhi, quelle persone, quelle vite che, con le poche cose che sono riuscite a strappare nella fuga dalle loro case, debbono trovare rifugio lontano dal loro paese, in attesa che le fredde e melmose acque lascino libere le loro vie, le loro case, le loro attività. In attesa di poter rientrare e riordinare la propria vita. E’ difficile restare freddi osservatori, cronisti, mentre si incrociano gli occhi lucidi di queste persone che, con sguardo smarrito, cercano una risposta alla nuova tragedia che li ha colpiti. Molto difficile. Noi abbiamo scelto di non andare oltre col racconto. Ci sarà tempo per raccontare, per elencare, per discutere, accusare. Noi abbiamo scelto di lasciare i nostri lettori alle immagini che seguono, il racconto silenzioso di questa tragedia un po’ trascurata dai Media nazionali. Perché è il silenzio che ci ha colpito maggiormente. Nessun grido, niente rumore se non quello delle idrovore e delle sirene dei mezzi di soccorso. Silenzio e dignità. La dignità di una popolazione che, ancora una volta, non si rassegnerà e si risolleverà. Perché gli Emiliani son fatti così. Nel sangue di questa popolazione scorre la ferma volontà di non rassegnarsi. Mai.

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