A Bevilacqua sono legati affetti ormai persi nel tempo e il ricordo di un amico che ormai non c’è più, una di quelle persone che, parafrasando una nota canzone, “ha una parola sola e sa da che parte stare”.
Credo che lui riflettesse l’essenza o la quinta essenza dei laboriosi abitanti della frazione di Bevilacqua, persone che se hai bisogno di una mano, non te ne danno una ma bensì due. Ieri sera ero ospite, in rappresentanza della nostra redazione, di una cena organizzata dalla Bevilacquese, la squadra locale che milita nel campionato di prima categoria, presso la sagra…ecco qua ora mi verrebbe da scrivere “sagra paesana”, ma sarebbe riduttivo. Una sagra, che non è solo incasso di denaro e temuta concorrenza con i ristoranti, è da sempre, fin dagli albori dei nostri comuni, il momento più alto di convivenza fra le genti, perché no, anche davanti ad un buon piatto di tortelloni. Il momento conviviale di ieri sera, che ha visto riunite vecchi glorie calcistiche bevilacquesi e le nuove speranze, è servito non solo per celebrare l’inizio del campionato ma anche per fare squadra, gruppo: eh si perché la Bevilaquese ASD, che a volte – come le altre formazioni sportive delle nostre frazioni – è messa in ombra da “quelli del capoluogo” è molto affiatata e i nuovi giocatori si sono ben integrati con chi già faceva parte di questo gruppo lo scorso anno. L’aspetto che più mi ha colpito – a parte la bontà di ciò che è stato servito a tavola e lo spirito di corpo – è che fra chi serviva ai tavoli c’erano alcune delle persone che si “occupano pure del campo” dove la Bevilacquese gioca e si allena. La battuta che di solito si fa in questi casi sarebbe “ti trovo ovunque” e questo infatti ho detto ad uno degli indaffarati camerieri. A parte il fatto che ritrovare in più luoghi sempre le stesse affidabili persone ti da un senso di tranquillità, è bello vedere che c’è ancora qualcuno che si da da fare per la collettività – e non solo adulti ma financo giovani. Il senso della comunità. Ecco questo dovrebbe essere sempre