Nel pomeriggio di ieri, presso il Tribunale di Ferrara, il giudice Diego Matellini ha assolto Edoardo Tura dalle accuse di Daniele Sabino, brigadiere dei carabinieri della stazione di Renazzo (già condannato in primo grado per violazione di domicilio e assolto dall’imputazione di lesioni aggravate nei confronti proprio del giovane 23enne). Una vicenda che nasce in una fredda notte di gennaio del 2010, quando il militare fece irruzione all’interno della casa della famiglia Tura, nel giardino dell’abitazione renazzese – si legge nella condanna – senza essere autorizzato a farlo. La sua azione quindi non poteva essere inquadrata in quella di un legittimo intervento. E se l’intervento non era connotato dai crismi dell’ufficialità, allora non si può parlare di resistenza a pubblico ufficiale. E, a cascata, le lesioni con prognosi di 20 giorni subite da Sabino non sono procedibili d’ufficio, ma solo a querela di parte. L’iter procedurale si è concluso nel pomeriggio di ieri con l’assoluzione del giovane di Renazzo, difeso dagli avvocati Fabio Anselmo e Carlotta Gaiani. I fatti risalgono alle 4 di mattina dell’inverno di quasi quattro anni fa, quando il giovane viene fermato da una pattuglia dell’Arma. Il ragazzo, a quell’ora, si trovava in macchina con alcuni amici e l’auto viene controllata dai carabinieri nei pressi di un forno a Renazzo. Al conducente viene fatto l’alcoltest, che risulta negativo. Tura scende e si avvia a prendere la propria auto per andare a casa, poco distante. Arrivato a destinazione parcheggia l’auto nel cortile e non si accorgere che la pattuglia dell’Arma lo aveva seguito. Mentre sta per rientrare in casa, Sabino lo raggiunge. Qui le versioni dei due divergono. Fatto sta che avviene un parapiglia ed entrambi rimangono lievemente feriti. Secondo la versione del ragazzo il carabiniere gli punta contro una pistola e grida “dov’è la cocaina?”. Di droga non ne venne trovata. Intanto Sabino ammanetta Tura e qui il ragazzo avrebbe fatto resistenza, arrivando a colpirlo. Ma Tura agì nell’ambito di una legittima difesa, non avendo titolo il militare per compiere quell’azione (secondo la pronuncia del giudice Tassoni). Questa la versione emersa in dibattimento, che ha spinto il pm onorario Alessandro Rossetti a chiedere l’assoluzione del ragazzo. Così il giudice Matellini, che lo ha assolto per aver resistito a un atto arbitrario. Quanto alle lesioni, invece, pur essendoci state, venendo meno la base giuridica su cui poggiavano (il legittimo intervento delle forze dell’ordine) il tribunale ha rilevato come il reato sia perseguibile a querela di parte. Mancando questa, non è possibile procedere. “Si dovrà procedere eventualmente in sede civile – commenta l’avvocato di parte civile Alberto Bova -; prima vedremo le motivazioni della sentenza per un eventuale appello. Per noi è importante che sia stato dimostrato come il carabiniere abbia detto la verità”. Le motivazioni – spiega l’avocato Gaiani – sono attese tra 60 giorni.
Carlotta Gaiani