La Giornata Internazionale per i Diritti delle Donne è un momento simbolico che va celebrato, ma per le Aziende Sanitarie ferraresi rappresenta anche un’opportunità per illustrare gli strumenti messi in campo per la parità di genere e le iniziative per la salute della donna.
Se n’è parlato nel corso di una puntata di Salute Focus (format web a cura delle Aziende Sanitarie ferraresi) con diverse professioniste che, ciascuna per il proprio ambito, si occupano di molteplici aspetti della salute della donna, della medicina di genere alle azioni rivolte alla componente femminile. Ad aprire la puntata, la Direttrice Generale Nicoletta Natalini.
“Le Aziende Sanitarie ferraresi, spiega la dottoressa Nicoletta Natalini, sono protagoniste di questa giornata partecipando a iniziative volte alla tutela della donna, sia dal punto di vista della salute che dei diritti e del lavoro, nell’ottica della parità di genere. Eventi organizzati non solo l’8 marzo, ma anche nelle giornate successive. Ormai la sanità è una sanità al femminile: oltre il 60% dei professionisti sono donne. Entrambe le Aziende Sanitarie si occupano da anni di redigere il bilancio di genere, che dimostra come all’interno delle aziende stesse non manchi la dovuta considerazione nei confronti della componente femminile. Lavoriamo molto sulla medicina di genere, poiché le cure che vanno erogate a uomini e donne devono essere diverse rispetto alle diverse caratteristiche fisiche. Questo per quanto riguarda l’efficacia dei farmaci, l’efficacia dell’aderenza agli screening, e tutto quello che concerne la prevenzione e la cura. Pari considerazione va attribuita ai diritti delle lavoratrici e di tutte le nostre cittadine.”
“La giornata dell’8 marzo, sottolinea Cinzia Pizzardo, Direttrice ff U.O.C Qualità e Sviluppo Organizzativo delle Aziende Sanitarie ferraresi, è un’occasione significativa per valutare le esperienze che le Aziende Sanitarie provinciali hanno fatto in un’ottica di integrazione e promozione della parità dei generi. In particolare, il percorso di Certificazione di Genere è un processo del tutto volontario promosso dalla Missione 5 (“Inclusione e Coesione”) del PNRR, che aiuta e sostiene le organizzazioni a mettere in evidenza le politiche di integrazione e inclusione. Le Aziende Sanitarie provinciali hanno avuto anche quest’anno il rinnovo della Certificazione di Genere che ha permesso di consolidare i risultati dell’anno precedente, nonché di implementare le azioni suggeriteci dalla Commissione al fine di garantire la promozione, l’equità e la parità di genere. Sempre in quest’ottica, si inserisce il Comitato Unico di Garanzia, di carattere provinciale, voluto e deliberato dalla Direzione, che ha lo scopo di verificare, promuovere e sostenere le politiche e aziendali al fine di garantire condizioni di inclusione e benessere.”
“Il Ministero della Sanità, spiega invece Valentina Buriani, Inclusion e Gender Manager Interaziendale delle Aziende Sanitarie ferraresi, redige e pubblica annualmente un report dal titolo Le donne nel Servizio Sanitario Nazionale, per evidenziare l’attenzione sulla salute e sull’occupazione delle donne all’interno del SSN, che si regge su un 69% di dipendenti donne, arrivando in Emilia Romagna al 73,9%. Trend in aumento negli ultimi 10 anni, anche se ancora persiste una differenza sostanziale rispetto ai ruoli: solo il 19% delle dipendenti donne occupa posizioni apicali. Le donne rappresentano un triplice punto di vista: erogatrici di cure, caregiver e fruitrici di cure (hanno un’aspettativa di vita in media maggiore rispetto agli uomini, ma gli anni di vita vissuti in salute sono inferiori, usano più farmaci quindi possono avere più reazioni avverse ai farmaci). I dati degli ultimi Bilanci di Genere hanno però messo in luce un miglioramento significativo di presenza femminile anche nei ruoli apicali, fino alla Direzione generale, e questo rappresenta un segno tangibile di cambiamento culturale a favore della parità, dell’equità, della valorizzazione delle competenze e delle professionalità, indipendentemente dal genere di appartenenza. Nonostante questo, il carico di cura risulta ancora gravare maggiormente sulle spalle delle donne, con conseguente richiesta maggiore di lavoro part-time o smart working da parte delle stesse. Tuttavia, abbiamo rilevato un dato che ha sollevato una suggestione: nella fascia di età tra i 30 e 40 anni, che è quella in cui generalmente si diventa genitori e si ha a carico un parente che ha bisogno di cura, in una delle due aziende coloro che hanno richiesto un part-time si dividono abbastanza equamente tra uomini e donne. Questo ci fa supporre e sperare che sia realmente in atto un cambiamento culturale rispetto al carico di cura, che pare venga distribuito equamente in favore della parità di genere, e quindi delle donne.”
“La salute della donna, sottolinea Caterina Palmonari, Direttrice Distretto Ovest e Responsabile U.O.S. Dipartimento Screening Oncologici, parte innanzitutto dall’importanza di prendersi cura di sé. Noi abbiamo attivi sul territorio tutti gli screening di prevenzione oncologica previsti dalla regione Emilia Romagna: per il tumore del collo dell’utero, della mammella e del colon retto. Nel caso dello screening per il tumore al collo dell’utero è prevista l’esecuzione del PAP-test per le donne dai 25 ai 29 anni e dell’HPV-test dai 30 ai 64. Per quanto riguarda la prevenzione del carcinoma alla mammella, offriamo la mammografia annuale alle donne dai 45 ai 49 anni e biennale alle donne dai 50 ai 74 anni. L’adesione a entrambi gli screening è molto alta, nel 2024 è stata oltre il 70%. Inoltre, se una donna a 25 anni ha già un rischio eredo-familiare di avere un tumore della mammella e/o dell’ovaio, la presa in carico è immediata, a partire da una prima valutazione genetica di primo livello, sempre all’interno del centro screening. Sappiamo che circa il 20% dei carcinomi della mammella deriva da una storia eredo-familiare e che riusciamo a individuare un 5-10% di questi casi proprio grazie ad una sorveglianza personalizzata. È bene ricordare anche di partecipare allo screening per la prevenzione del tumore al colon retto, secondo tumore che colpisce di più le donne rispetto agli uomini. Non tutte le donne hanno la stessa possibilità di accedere agli screening, come le donne straniere e le donne con disabilità. Abbiamo cercato di facilitare la comunicazione per le prime, in collaborazione con l’Associazione Strade, e agevolare gli spostamenti e gli accessi per le seconde, attivando al bisogno anche esami a domicilio.”
C’è un altro pezzo importante della sanità rivolta alle donne: i Bollini Rosa. “Gli ospedali Bollino Rosa rappresentano un’eccellenza della sanità italiana, spiega Valeria Baccello, Direzione Medica Ospedaliera e Responsabile Bollini Rosa Ausl Ferrara, e si distinguono per una particolare attenzione rivolta alla salute femminile. Questo riconoscimento viene assegnato dalla Fondazione Onda, che premia le strutture con percorsi e servizi di diagnosi, cura e prevenzione, ottimizzati in un’ottica di genere. L’Azienda Usl di Ferrara fa parte del network dei Bollini Rosa ormai da anni e per il biennio 2024-2025 ha ricevuto un bollino per l’Ospedale di Cento e ben due bollini per l’Ospedale del Delta. Durante l’anno, la Fondazione Onda organizza open day dedicati a tematiche specifiche e le strutture che fanno parte della rete possono decidere di aderire a queste giornate promuovendo a loro volta iniziative inerenti alle tematiche promosse. Diverse le iniziative a cui l’Azienda Usl aderisce e organizza, offrendo esami, visite o consulenze, ma anche eventi informativi per sensibilizzare la popolazione sui percorsi disponibili.”
“L’ospedale di Cona, prosegue Cinzia Ravaioli, Medico Direzione Sanitaria e Responsabile Bollini Rosa Aosp Ferrara, fa parte del network nazionale istituito dalla Fondazione Onda per i percorsi dedicati alla salute femminile. Quest’anno è stato ottenuto anche il Bollino Azzurro di neo istituzione in quanto siamo stati premiati per aver organizzato percorsi per la prevenzione del carcinoma prostatico. Noi partecipiamo all’offerta di iniziative gratuite attraverso visite ed esami senza prenotazione, ma anche eventi formativi e convegni che nel corso del 2024 hanno riscosso particolare interesse da parte tanto dell’utenza quanto dei professionisti di tutte le Unità Operative, in particolare proprio l’iniziativa promossa contro la violenza di sulle donne.”
“Iniziative ed azioni che non possono prescindere da un’attenzione particolare alla ricerca e alla Medicina di Genere che, come, illustra Maria Rosa Gaudio, Direttrice del Centro Strategico Universitario sulla Medicina di Genere dell’Università di Ferrara, è uno degli argomenti maggiormente diffusi e, nello stesso tempo, di grande riscontro tanto dal punto di vista scientifico quanto da quello pratico degli ultimi anni. È uno strumento per intraprendere un percorso conoscitivo sulla medicina distinguendo sintomatologie, situazioni cliniche e tanto altro per sesso e genere. È una nuova considerazione da parte del mondo sanitario anche sul tema della ricerca, in particolare quella farmacologica e sui dispositivi che utilizziamo, con una valutazione precisa delle necessità, dei sintomi e delle risposte diverse da parte del sesso femminile e di quello maschile. Cosa ben diversa dalla medicina sessualmente identificata, come ad esempio il cancro all’utero rispetto al cancro della prostata. Donne e uomini che presentano gli stessi sintomi, spesso vengono valutate e valutati in maniera diversa, senza considerare le caratteristiche identificative di ciascun sesso e conseguentemente curati e curate in diverso modo. Questo approccio purtroppo è abbastanza onnivoro, diffuso non solo in ambito sanitario. L’etichetta sesso viene poi corroborata unitamente alle altre caratteristiche bio-psico-sociali. Quindi, la medicina di genere è un’indicazione ai professionisti sanitari di identificare il soggetto a prescindere dal sesso, dalla religione, della situazione socio economica e anche da quella geografica. Si parte dal presupposto che tutte le ricerche scientifiche, almeno fino ad adesso, vengono corroborate sull’uomo bianco di età intorno ai 30-40 anni: ciò significa che una determinata proprietà terapeutica viene contemplata in una schiera di popolazione che non rappresenta quella reale, eterogenea, composta peraltro prevalentemente da donne. L’Azienda Ospedaliero-Universitaria è stata inoltre riconosciuta come il primo ospedale italiano per numero di pubblicazioni scientifiche sulla medicina di genere. Abbiamo iniziato un percorso, sicuramente lungo, che merita particolare attenzione per modificare l’ottica e la visione della sanità.”