Nel primo pomeriggio del 18 ottobre scorso, si verificò un’aggressione ai danni di una donna che, grazie alla sua pronta reazione, riuscì a mettere in fuga l’aggressore. La donna non riportò lesioni. Sul fatto indagano i carabinieri della Stazione e del Nucleo Operativo di Cento. Sulla vicenda, oggi, il sindaco di Cento interviene con una lettera aperta che pubblichiamo integralmente.
Lettera aperta alla Signora aggredita a Cento ed alla Città tutta
Gent.ma Signora,
Mi lasci cominciare dalla cosa che mi sta più a cuore: dal fatto che l’Amministrazione comunale Le ha espresso vicinanza e solidarietà dalle fredde colonne di un giornale.
Mi creda, è una cosa che è dispiaciuta anche a me e so che sentimento analogo ha provato il mio Vicesindaco.
Non avevamo però davvero alternative.
Ciò che come Amministrazione comunale sappiamo delle vicenda che La ha purtroppo coinvolta è legato alle sintetiche informazioni avute dal Comando compagnia dell’Arma dei Carabinieri che, in stretta osservanza della legge e nel pieno rispetto dei suoi sacrosanti diritti di privacy, omettevano ogni riferimento che potesse concorrere alla Sua identificazione.
Non mi è stato, e ad oggi non mi è, pertanto possibile rivolgermi a Lei personalmente anche se, mi farebbe piacere poterLe esternare direttamente i sensi della più profonda vicinanza.
Sin da ora La prego di non esitare a contattarmi qualora ritenesse opportuno un nostro incontro.
Sul resto del contenuto della Sua lettera non posso che concordare con quanto Lei osserva: la nostra Città è cambiata.
Sono lontanissimi i tempi, che mia nonna mi racconta ancora, di una Cento in cui alla sera comparivano crocchi di sedie davanti alle porte di casa pronte ad ospitare signore che facendo la maglia si raccontavano la giornata.
Lontanissimi i tempi in cui si lasciava la porta aperta per consentire al vicino, se ne avesse avuto bisogno, di prendere in prestito qualche seggiola o per garantire alla vicina di buttare un occhio ai figli lasciati a casa mentre i genitori erano al lavoro.
La nostra Città è cambiata.
Anzi: da Paese è divenuta Città. Con tutte le cose belle che questo comporta e con i problemi che il passaggio porta con sé.
E’ stato un passaggio lento, graduale, ma costante.
Un cambiamento di cui ci siamo resi conto poco e poco alla volta.
Negli ultimi dieci anni Cento è cresciuta di 7mila nuovi abitanti. Di tante nazionalità, compresa la nostra.
E’ stato un arricchimento: la stragrande maggioranza di loro ha portato con se cultura, forza produttiva, voglia di entrare in questa Comunità.
Ci sono anche le “mele marce”.
Ci sono tra i Centesi che “tirano i Capi”, ci sono tra i centesi da generazioni che non hanno lo stemma nell’androne di nessuna delle due Partecipanze, ci sono tra i nuovi centesi.
Non possiamo che prenderne atto.
La gestione di queste “mele marce” è la sfida più difficile.
La creazione di un nuovo modello di Comunità, più inclusivo, più solidale, più qualitativo è la scommessa che si deve vincere a tante mani.
Come Lei sa il tema della sicurezza è affidato alla capaci mani delle Forze dell’ordine. Sul nostro territorio, sede di Comando di Compagnia, questo vuole dire essenzialmente Arma dei Carabinieri che Lei molto correttamente ringrazia per la professionalità dimostrata.
Una professionalità che posso testimoniare caratterizza in modo costante l’azione quotidiana di questi uomini il cui lavoro è poco percepito ma è preziosissimo, più in termini di prevenzione che di dissuasione o repressione.
Come Amministrazione abbiamo invece il compito istituzionale di occuparci di qualità urbana e di politiche della coabitazione e della integrazione.
Sul primo fronte l’impegno è massimo ed è reso certamente più difficile dalla gestione del dopo terremoto anche se credo si stiano vedendo, giorno dopo giorno, gli effetti di un grande lavoro per accelerare al massimo del possibile (compatibilmente con le risorse economiche sempre minori) il cosiddetto ritorno alla normalità.
La nostra Città ha ripreso la vita normale. Purtroppo, però, di una normalità che anche a Cento è fortemente condizionata dalla crisi economica che ha mutato le nostre abitudini e sta facendo emergere nuove tensioni.
E’ perciò indispensabile in primo luogo mantenere il più possibile lucidità e serenità. Valutando le cose con tutta l’oggettività del caso.
Cento è una realtà sicura.
Questo dicono i numeri e le fredde statistiche.
Non è però, certo, un’isola felice. Quelle esistono oggi, purtroppo, solo nelle favole.
Conosco bene la zona dove Lei ha vissuto la sua brutta esperienza. Vivo a poche decine di metri. Prima di me lì abitavano i miei nonni.
Non posso oggettivamente dipingere il nostro Centro storico come un luogo insicuro.
Lo valuto così come Sindaco ma anche come padre di famiglia.
Il concetto di sicurezza è comunque “relativo” per definizione: a Cento si possono fare cose che non faremmo ad esempio a Bologna; a Bologna si possono fare cose che non faremmo a New York…
I Servizi alla persona del Comune di Cento sono intanto ogni giorno in trincea per cercare di contenere il disagio e mettere in campo concrete politiche di promozione dell’agio.
E’ una sfida improba in cui spesso si ha la sensazione di stare svuotando il mare con un bicchiere, forse persino bucato.
Gli effetti della crisi globale (Cento non fa eccezione anche se vive alcuni segnali timidamente incoraggianti) stanno diventando evidentissimi ed i Comuni hanno ogni giorno meno strumenti.
Per questo serve un patto con la Città tutta: affrontiamo questa nuova sfida tutti assieme, circondando di positività ed aiuto le Forze dell’ordine e sostenendo le azioni dell’Ente locale in materia di qualità urbana.
Operiamo, ciascuno nel suo piccolo, per ridurre il micro-degrado.
Solo così possiamo concorrere ad una Cento più bella in cui tutti potremo sentirci ancora più sicuri.
A Lei, Signora, che con la Sua lettera aperta ha dato vita a questo dibattito dico profondamente grazie per lo sprone che le Sue parole debbono rappresentare a fare sempre meglio e, citando il grande Presidente Sandro Pertini, a fare, fare bene e far sapere.
Piero Lodi
Sindaco di Cento