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LA PARTECIPANZA E LE DONNE

DiVittorio Toffanetti

Mag 9, 2024

La recente apertura alle donne da parte della Partecipanza di Pieve di Cento fa seguito ad analoga apertura già effettuata e operante da anni nelle Partecipanze Agrarie di Sant’Agata Bolognese, Nonantola e Villa Fontana.    Sicchè oggi, delle sei partecipanze emiliane, restano arroccate alla loro arcaica e antistorica tradizione discriminatoria nei confronti del gentil sesso  solo le Partecipanze di Cento e di San Giovanni in Persiceto.

 Eppure la presenza e la partecipazione delle donne alle assegnazioni di terre da parte delle partecipanze ha precedenti antichissimi:

 In due atti nonantolani dell’a.1186, relativi ai rapporti tra il Monastero e la comunità di Persiceto, si stabilisce che, se verrà meno la discendenza maschile, la precaria a terza generazione dovrà passare ad una figlia o ad una nipote legittima, purchè rispettino l’obbligo dell’incolato: “habitent in Manzolino et rem supersedeant

 Tra gli assegnatari centopievesi nella divisione delle terre del Bosco di Boccacanale dell’a. 1263 figurano tre donne: Margarita Vitalis, Gaudia Fariolli e domina Ghosa. Alla successiva assegnazione dell’a. 1279 risultano assegnatarie di terre ben sei donne

 Dunque il godimento delle terre vescovili allora era esteso anche alle donne, sia pure solo nel caso che fosse venuta meno la discendenza maschile.

 Nei Capitoli delle Divisioni della Comunità di S. Giovanni in Persiceto dell’a.1551, risultano ammesse tra gli assegnatari di terre anche le vedove senza figli, né maschi né femmine, purché avessero fatto fuoco a S. Giovanni, ma solo per una mezza parte (sic!?).

  Le partecipanze che hanno già aperto alle donne non lo hanno fatto solo per rispettare nobilmente il principio costituzionale della uguaglianza e parità tra i sessi, ma prima di tutto per un motivo molto prosaico di convenienza pratica.

 In tutti i quattro casi citati, gli enti interessati hanno registrato negli ultimi decenni un progressivo e consistente calo delle famiglie partecipanti e hanno sentito quindi il bisogno di “reclutare” anche le donne.

 Alla base del fenomeno, che investe anche le recalcitranti Partecipanze di Cento e San Giovanni in Persiceto, stanno sia la estrema rigidità delle arcaiche norme statutarie che da sempre regolano l’accesso alle assegnazioni delle terre quali, in primis,  la trasmissibilità della qualità di partecipante solo per discendenza maschile e il rigoroso obbligo dell’incolato, sia i profondi cambiamenti della società moderna e dei costumi, con la riduzione della natalità e dei matrimoni, l’aumentata mobilità sociale e altro.

 Un insieme di cose che fa dell’arcaico regolamento statutario delle partecipanze un sistema che porta tendenzialmente al rischio dell’esaurimento della associazione.

 La quale, se si assottiglia ancora il numero dei partecipanti, rischia non solo di essere percepita come una ristretta consorteria di privilegiati ma, siccome  ormai solo una sempre più esigua minoranza dei partecipanti lavora effettivamente la terra assegnata, rischia anche di venir meno all’assolvimento di quel pubblico interesse che le ha consentito, sin qui, di superare diversi tentativi storici di soppressione e, da ultimo, le ha meritato il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato da parte della recente legge n.168/2017.

 Da ultimo, ma non ultimo, occorre considerare che oggi anche in Italia, a seguito della sentenza 27 aprile 2022 della Corte Costituzionale, la madre può trasmettere al figlio il proprio cognome, quando la coppia sia d’accordo in tal senso..

 In conclusione è fuor di dubbio che oggi anche le Partecipanze Agrarie di Cento e di San Giovanni in Persiceto, sono tenute ad uniformare i propri statuti alla legge civile e alla Costituzione consentendo alla donna discendente di una originaria famiglia partecipante, non solo di essere assegnataria di una parte di terre, ma anche di trasmettere ai figli la qualità di partecipante e il diritto di partecipare alla assegnazione. Semmai col correttivo prudenziale, ma solo iniziale, di consentirle la trasmissibilità al solo primogenito o alla sola primogentita. Vittorio Toffanetti