Sono ormai passati trentacinque anni dalla mattina del 29 settembre 1988, quando è stato rinvenuto il corpo seviziato di Willy Branchi sulla riva del Po a Goro e i suoi genitori sono morti senza sapere chi è stato a togliere la vita al loro figlio e vederlo assicurato alla giustizia.
Quasi dieci anni d’indagini, ininterrotte, dalla riapertura del caso nel 2014 condotte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Ferrara, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale estense e, a seguito del rigetto della richiesta di archiviazione, dal 2018, un corposo lavoro investigativo è stato portato avanti da Procura e Carabinieri per poter dar luce ai tanti lati oscuri che avvolgono la vicenda.
Le indagini non si sono, però, limitate a seguire la pista investigativa indicata nell’ordinanza che ha disposto la riapertura delle indagini, ma hanno preso in considerazione tutti gli elementi possibili, con una analisi a 360 gradi di tutte le tracce.
Sono state raccolte le dichiarazioni di 229 persone, vincendo, con non poche difficoltà, la cappa di omertà che, sin dall’inizio, ha avvolto questa indagine. Accompagnando tale attività con 205000 conversazioni intercettate, pari 11300 ore di ascolto, è stato possibile accertare la non genuinità delle dichiarazioni rese da 8 persone, iscritte sul registro degli indagati con le ipotesi di reato di false informazioni al Pubblico Ministero e, nel caso più grave, Calunnia.
Con l’intento di ricostruire uno spaccato della realtà gorese della seconda metà degli anni ’80, sono stati riesaminati tutti gli eventi che hanno caratterizzato quell’epoca, focalizzando l’attenzione, in particolare, sulle dinamiche dei fenomeni delinquenziali e sulle loro possibili connessioni con l’efferato assassinio di Willy.
Da ultimo, l’impegno maggiore è stato rivolto al riscontro del contenuto di uno scritto anonimo, inviato, nel 2015 (poco dopo la riapertura delle indagini), al fratello di Willy, Luca, che ha fornito agli inquirenti una nuova, importantissima, pista investigativa.
Attesa la limitata utilizzabilità procedurale della missiva anonima, la prima parte delle investigazioni condotte al riguardo è stata finalizzata all’individuazione dell’autore della stessa che, tuttavia, pur con, davvero, tutti gli sforzi profusi, non è stato possibile identificare.
I successivi impegni investigativi sono stati dedicati, dunque, al puntuale accertamento delle indicazioni provenienti dal contenuto della lettera che, invero, si è dimostrata essere una vera fonte di informazioni, tutte dettagliatamente riscontrate.
Nonostante quanto fatto, ancora manca un tassello per poter chiudere il cerchio. Tassello che solo chi sa come sono andati i fatti quella notte, come l’autore dell’anonimo, può fornire agli inquirenti e far emergere la verità su questo brutale assassinio, che da trentacinque anni affligge i familiari del povero Willy e tutta la comunità di Goro.