il discorso del Sindaco Edoardo Accorsi
Autorità civili e militari, cittadine e cittadini
Oggi celebriamo la festa della Repubblica per la quale il 2 e 3 giugno del 1946 votò la maggioranza degli italiani e, per la prima volta, delle italiane, perché, oggi ci sembra incredibile, ma fino ad allora alle donne non veniva riconosciuto il diritto di votare: erano considerate persone non in grado di decidere sulla vita pubblica.
Siamo persone fortunate perché viviamo in una Repubblica democratica. Ma non si tra tta solo di fortuna o del caso!
La Repubblica è il risultato di un lungo percorso iniziato nell’Ottocento, dal pensiero e dall’azione di Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi e di tante e tanti altri.
Fu il risultato delle Resistenza e del bisogno di democrazia che, dopo vent’anni di dittatura, dopo le leggi razziali del 1938, dopo la disastrosa e tragica partecipazione alla seconda guerra mondiale a fianco della Germania nazista, si affermò democraticamente portando all’esilio degli esponenti di quella Casa Savoia che aveva avvallato il fascismo e la sciagurata politica di Benito Mussolini.
Dunque, siamo persone fortunate a vivere in un paese in cui non si è sudditi di un sovrano, ma libere cittadine e liberi cittadini con pari diritti e pari doveri. Ma lo siamo perché altre italiane e altri italiani si sono battuti per raggiungere questo risultato a costo di carcerazioni, esili e della vita stessa.
La Repubblica Italiana è inscindibile dalla Costituzione, da quell’insieme di principi e di norme che regolano le nostre vite dal primo gennaio del 1948. Secondo l’indice che misura annualmente il livello di democrazia degli Stati realizzato dall’Economist, a vivere in una democrazia, piena o imperfetta, è il 45,7% della popolazione mondiale, mentre oltre la metà della popolazione mondiale vive in un regime ibdrido o autoritario. Il Democracy Index medio dell’Europa occidentale è 8,23 su 10, poco sotto l’8,36 dell’America Settentrionale. A 5,83 troviamo l’America latina, a 5,46 l’Asia, a 5,36 l’Europa centro-orientale, a 4,12 l’Africa subsahariana e a 3,41 il Medio Oriente e il Nord Africa.
Siamo persone fortunate? Sì, lo siamo, ma questi dati ci dicono che non bisogna mai abbassare la guardia, che la democrazia va difesa, estesa, rafforzata.
Piero Calamandrei, padre costituente ha detto: La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.”
è negli sguardi e nel lavoro delle forze dell’ordine che troviamo quel combustibile che Calamandrei richiama per tener viva la Costituzione, la Repubblica. Quel combustibile è nel lavoro dei Vigili del Fuoco, in quello delle insegnanti e degli insegnanti, nel lavoro del personale sanitario, nel lavoro degli operatori di pace, dell’associazionismo laico religioso, nell’impegno quotidiano degli amministratori pubblici. In sostanza un lavoro che impegna ognuno di noi nelle piccole e grandi responsabilità quotidiane a partire dall’educazione delle e dei giovani nelle scuole e negli ambiti formativi e dall’esempio che siamo tutti e tutte chiamati a dare.
Viva la Repubblica democratica, viva il 2 giugno festa della Repubblica!