Al Ferrara Food Festival approda il “principe” rinascimentale della cucina ferrarese ovvero Cristoforo Messi Sbugo (o comunemente scritto Messisbugo): l’appuntamento stamani (sabato 06/11 al PalaEstense in piazza Municipale) ha visto la collaborazione di Ascom Confcommercio Ferrara e di Confcommercio Ascom Lugo che hanno seguito il progetto di rivisitazione affidandosi a due esperti enogastronomi: Marco Nonato – apprezzato storico locale nonché accademico della delegazione di Ferrara e membro del Centro Studi Emilia dell’Accademia Italiana della Cucina – e di Alberto Capatti, storico della cucina e presidente della prestigiosa fondazione “Gualtiero Marchesi”. Nonato – in collaborazione con Ascom Ferrara – ha spiegato “Nel corso delle mie ricerche ho rimesso in luce la famosa Persicata (gelatina di pesche) che veniva realizzata dalle Suore di Clausura e che poi venne ripresa dallo stesso Messi Sbugo. Era un piatto di credenza (cioè un piatto freddo) che non solo allietava il palato delle corti estensi ma veniva servito come energetico ai pellegrini – affamati e stanchi – che arrivano in città per venerare la Beata Beatrice II d’Este . Un dolce di cui si perdono le tracce fino al periodo a cavallo tra XIX e XX secolo quando è riportata in visibilità da tre pasticceri Finzi, Folchini e Villani e che poi ho ritrovato in alcuni calendari dei primi del ‘900″.
Messisbugo fu alla guida dei sontuosi e teatrali banchetti estensi nella prima metà del ‘500, dapprima al servizio di Alfonso I d’Este e poi del figlio Ercole II sotto il cui governo raggiunse l’apoteosi. Messisbugo deve la sua fama al suo trattato di gastronomia “Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale di Christoforo di Messi Sbugo”. Alla prima stampa (nel 1549) ,ne seguì – visto il successo – una seconda edizione dal titolo “Libro novo nel qual s’insegna à far d’ogni sorte di vivande secondo la diversità de’ tempi.”.
La figura storica di questo chef è stata tratteggiata con cura e nuovi dettagli da Patrizia Cremonini, già direttrice dell’Archivio di Stato di Modena e componente della Deputazione di storia patria per le antiche province modenesi. La seconda parte è stata più incentrata su come la cucina del “Libro novo” ha influenzato quella odierna e quale impatto ha avuto sulle nostre tavole.
Capatti ha spiegato: “Con il supporto di Ascom Lugo siamo andati oltre l’aspetto culturale e storico ma abbiamo voluto investigare in maniera sistematica il famoso ricettario scritto in italiano (ed in dialetto) cercando di cogliere gli aspetti dei sapori e dei saperi, andando oltre la tradizione con cene e degustazioni ad hoc: queste sperimentazioni hanno permesso di riscoprire una curiosissima minestra di zucca ma che poteva essere anche a base di melone”.
Cultura, enogastronomia e storia si mescolano nello stesso piatto e diventano così ingredienti per (ri)scoprire la città e la sua identità. L’evento – a cura di Ascom Ferrara e di Ascom Lugo- ha avuto il sostegno di di UniCredit.