Oggi ho firmato la nuova ordinanza che da domani, 4 marzo, e fino al 21 marzo, prevede la zona rossa nei comuni della Città metropolitana di Bologna e in quelli della provincia di Modena. E la zona arancione scuro per quelli della provincia di Reggio Emilia, la stessa nella quale si trovano da qualche giorno quelli delle province di Rimini, Ravenna e del Cesenate.
Siamo di fronte a uno scenario inedito.
La crescita del contagio, in particolare nell’ultima settimana, richiede una accelerazione nella risposta, se non vogliamo esserne travolti. La variante inglese è divenuta largamente maggioritaria, sul piano nazionale e ancor più qui in Emilia-Romagna e in altre regioni. Colpendo, come dicono tutti gli ultimi dati resi noti sia dall’Istituto superiore di sanità, sia dalle nostre aziende sanitarie, anche bambini e giovanissimi. Molto di più rispetto a prima. Potremmo quasi dire che è un nuovo virus, per velocità di diffusione e per classi di età colpite. Non è un caso che proprio nelle scuole si registrano numerosi focolai, che poi entrano nelle famiglie: oltre 400 in quelle dell’Emilia-Romagna dal 7 gennaio, in gran numero anche alle materne ed elementari. Per questo sono richiesti provvedimenti straordinari: non è un caso che lo stesso presidente Draghi e il ministro all’Istruzione, Patrizio Bianchi, inizialmente intenzionati giustamente a lavorare per estendere ancor più la scuola in presenza, abbiano dovuto prendere atto che occorre invece intervenire anche lì.
Lo stesso Cts, che a gennaio non ravvisava un problema nelle scuole, pone oggi un’attenzione particolare proprio su questo punto per la diffusione tra bambini e ragazzi. Da qui, le novità introdotte dal nuovo Dpcm: non solo sospensione di tutte le attività scolastiche in presenza in zona rossa, ma anche in zona arancione e laddove il numero dei contagi superi il rapporto di 250 ogni 100 mila persone o dove il trend sia in forte crescita. E’ esattamente quanto noi avevamo già recepito in una nostra delibera della settimana scorsa e che oggi entra nel Dpcm. Ed è proprio sulla base di questa indicazione del Cts che avevamo peraltro istituito le zone arancione scuro: prima per l’Imolese, poi gran parte della Romagna, poi Bologna. E oggi questo ulteriore provvedimento.
In alcuni territori della nostra regione, come le province di Bologna e Modena, l’Rt è già abbondantemente sopra l’1.25, la soglia di rischio dalla quale scatta la zona rossa. L’aumento dei ricoveri, sia nei reparti Covid sia nelle terapie intensive, sta mettendo nuovamente in grande difficoltà le strutture ospedaliere (nonostante il robusto aumenti di posti letto permanenti già dalla scorsa estate), che dobbiamo assolutamente preservare: tutelare la salute delle persone e delle comunità e continuare a mantenere l’operatività della sanità regionale sono priorità che ci portano a dover intervenire subito.
Vogliamo circoscrivere e frenare il contagio adottando misure più restrittive di fronte alle indicazioni della sanità regionale, chiarissime da questo punto di vista: se rimanessimo fermi, la curva epidemica continuerebbe a crescere quasi incontrastata, con forte aumento dei ricoveri nelle terapie intensive e nei reparti covid, come avvenuto negli ultimissimi giorni. La novità che purtroppo registriamo è questa: le limitazioni da zona arancione, a differenza di quanto avveniva fino a un mese fa, non sono più sufficienti a piegare la curva dei contagi.
Stringiamo oggi per non doverlo più fare dopo.
Per ripartire presto e per sempre.
Non ci troviamo però nella stessa situazione di un anno fa. In questo momento, il distanziamento e le misure di protezione individuale restano la soluzione più efficace, ma abbiamo il vaccino, una conquista straordinaria che dobbiamo alla scienza. La campagna vaccinale è iniziativa, non al ritmo che vorremmo tutti e che potremmo tenere, perché avremmo bisogno di ben più dosi.
E’ un bene che il nuovo Governo abbia messo in cima alle priorità il reperimento di nuovi vaccini, che è quanto chiediamo noi e chiedono i sindaci, così come si aspettano i cittadini. Nei prossimi giorni incontrerò il nuovo commissario per l’emergenza, il Generale Paolo Figliuolo: a lui porterò la frustrazione, mia e di tutta l’Emilia-Romagna, dovuta al fatto di non poter fare tutte le vaccinazioni che vorremmo. Ma anche la determinazione, che è nostra e di tutte le Regioni, a voler vaccinare molto, molto di più.
Perché le soluzioni ai problemi si trovano insieme. Al Governo come Regioni abbiamo chiesto:
– congedi parentali ai genitori ovunque sia prevista la didattica a distanza e la sospensione dei servizi all’infanzia, e la risposta è positiva, con effetto retroattivo, quindi compresa la copertura anche di questi giorni;
– l’estensione dei ristori economici, agganciandoli al fatturato reale e non ai codici Ateco, prevedendoli anche in caso di ordinanze regionali. Anche su questo il ministro all’Economia, Franco, mi ha dato rassicurazioni positive;
– parametri di ingresso e uscita dalle fasce di rischio che rispecchino il nuovo andamento della pandemia dovuto alle varianti, e la ministra Gelmini ha già annunciato la nascita del tavolo tecnico Governo-Regioni che se ne occuperà;
– aperture, rafforzando ulteriormente i protocolli di sicurezza, per attività economiche, culturali e sportive, dove il contagio torni al di sotto di soglie di rischio basse, come in quelle gialle, non certo nelle arancioni o rosse. Non a caso il governo prevede di riaprire nelle zone gialle, dal 27 marzo, cinema e teatri. Su quest’ultimo punto, ci sono state polemiche, accuse di ‘aperturismo’, quando la situazione, ripeto, è chiara: il virus cambia e, rispetto a prima, attacca più velocemente, va quindi combattuto più duramente nelle aree dove vengono superate le soglie di rischio. Proviamo a trovare risposte sia per fermare la pandemia, sia per aiutare chi vede in pericolo attività che spesso rappresentano il frutto del lavoro di una vita, nelle quali, peraltro, lavorano migliaia di persone.
Sono davvero giorni difficili. Ci sono momenti in cui l’incubo sembra non finire mai, nonostante sia passato un anno dall’inizio della pandemia. Dover chiedere agli studenti di rinunciare alle lezioni in presenza pesa, tantissimo, a me e a tutti noi. Lo stesso nuovi sacrifici a genitori e famiglie. E ad attività chiuse da mesi. Ma sento anche tutta la responsabilità di dover intervenire, ascoltando la nostra sanità, per tutelare la salute delle persone e non vanificare il lavoro di chi ogni giorno lotta nelle corsie degli ospedali e nelle strutture socio-assistenziali. E’ un dovere anche morale. E chi ha responsabilità istituzionali e politiche ha il dovere di decidere, soprattutto nei momenti più difficili.
Resistiamo adesso, rispettando ancor di più tutti quanti le regole: il pericolo è ancora alto, ma confidando sull’aumento costante delle persone vaccinate (ad aprile avremo oltre mezzo milione di vaccinati in Emilia-Romagna, confidiamo in oltre un milione e mezzo a giugno, con l’aumento dei vaccini a disposizione) nei prossimi mesi possiamo davvero pensare di uscire definitivamente da questa pandemia devastante. E raggiungere la luce in fondo al tunnel.