Anche quest’anno il testamento di Tasi non ha rispettato la tradizione e ha perso un’altra volta l’occasione per porre l’accento su tematiche degne di interesse e focalizzare l’attenzione sui problemi centesi.
Da decenni, la lettura pubblica del testamento di Tasi è attesa dai centesi per le sue caratteristiche inconfondibili, che trovano radice nelle parole acute e pungenti della maschera delegata a offrire a tutti un’arguta analisi critica della realtà locale, spesso in grado di suscitare riflessioni e dibattiti più ampi.
Tradizionalmente, si tratta di un testo costruito con un uso raffinato e competente del dialetto, che non necessita di parole volgari. E neanche l’esplicitazione dei nomi e cognomi delle persone a cui Tasi vuole lasciare i suoi bene è mai stata necessaria! Perifrasi e riferimenti velati hanno sempre consentito a tutti di capire i riferimenti e di afferrarne la sferzante ironia. Purtroppo bisogna constatare che ultimamente tutto ciò è stato abbandonato e il testo si lascia andare all’uso di parole volgari e a riferimenti precisi e circostanziati, che hanno tanto il sapore della vendetta e, qualche volta, il gusto del calcolo e dell’opportunismo. Il riferimento al Consiglio Comunale mostra anche l’ignoranza della materia, infatti in quella sede si riuniscono maggioranza e opposizione e si discute ciò che gli amministratori propongono. Sarebbe opportuno quindi fare una distinzione chiara tra chi lavora chi no e chi fatica perché ne mancano le condizioni. Per quanto riguarda i Consiglieri che hanno ” mangiato”, andrebbero denunciati nelle opportune sedi. Su certi argomenti neanche Tasi può scherzare.
Diego Contri ( fi)

