Gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Il Guercino” di Cento hanno incontrato in Sala Rossa il giornalista sportivo bolognese Matteo Marani che ha raccontato con parole semplici e piene di passione ed umanità il suo incontro con l’allenatore ebreo Arpad Weisz cheportò il Bologna allo scudetto per ben due volte.
Il giornalista ha raccontato ai ragazzi come tutto è iniziato per caso: doveva celebrare il centenario del Bologna come giornalista sportivo; negli ambienti sportivi, si raccontava delle glorie del passato della società sportiva, qualcuno ricordava vagamente di un allenatore fuori dagli schemi che aveva girato il mondo. Lo stesso Enzo Biagi scrive:” Si chiamava Arpad Weisz, era molto bravo, ma anche ebreo e chi sa come è finito”. Matteo decise che era suo compito rispondere a questa domanda.
Da qui la passione per il calcio diventa amore della verità, della ricerca, del senso civico: che fine ha fatto questo grande allenatore che ha abitato a Bologna, che aveva due figli in età scolare ed una moglie? Con caparbia, Matteo inizia la sua ricerca e racconta ai ragazzi ammutoliti la sua storia che si interseca con la storia di Arpad che, poco alla volta, non senza difficoltà, viene alla luce. E si aggiungono altre storie, piccole comparse senza le quali non sarebbe stato possibile arrivare alla verità: l’impiegata in pensione dell’Ufficio Scolastico che sapeva dove erano conservati i vecchi registri scolastici; il vicino di casa che aveva conservato le lettere ricevute dal compagno di giochi dell’infanzia mai più rivisto e improvvisamente più sentito, ma conservato sempre nel cuore; chi ha costruito un sito con il nome di tutti i deportati. Con metodo e costanza, Matteo arriva alla ricostruzione del peregrinare della famiglia Weisz fini all’arrivo ad Ausghwitz. Manca solo la moglie…poi un’intuizione. Non si chiamava Elena; le leggi di allora impedivano l’uso di nomi stranieri; il vero nome era Ilona e cosi l’ultimo tassello ha completato il puzzle: Ilona, Roberto e Clara vengono portati alle “docce” il 5 ottobre 1942. Ad Arpaid è riservata la stessa fine il 31 gennaio 1944.
A conclusione del suo racconto, Matteo Marani fa notare come la giornata della memoria riporti alla luce storie non tanto lontane da noi e come sia necessario dare una lettura vicina all’ordinario, alla vita di tutti i giorni: anche oggi, già dal piccolo, non bisogna chiudere gli occhi ma è necessario credere nella solidarietà e nel rispetto della diversità perché la diversità è una ricchezza.