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VIKTOR-VICTORIA: Al via la Prosa del Borgatti con Veronica Pivetti

DiGiuliano Monari

Nov 7, 2018

La Berlino degli Anni Trenta fa da sfondo all’interpretazione di Veronica Pivetti nell’insolito doppio ruolo di Viktor/Viktoria, personaggio nato sul grande schermo nel 1934 e per la prima volta sulle scene italiane (nella sua versione originale) e pronto a far tappa, giovedì 8 novembre p.v. alle ore 21,  al Centro Pandurera di Cento.

Il mondo dello spettacolo non è sempre scintillante e quando la crisi colpisce anche gli artisti devono aguzzare l’ingegno. Ecco allora che Viktoria, talentuosa cantante disoccupata, si finge Viktor e conquista le platee… ma il suo fascino androgino scatenerà presto curiosità e sospetti. Tra battute di spirito e divertenti equivoci si legge la critica ad una società bigotta e superficiale (la nostra?) sempre pronta a giudicare dalle apparenze..
Una donna che si finge uomo, che però si finge donna…
Questa commedia con musiche si intitola perciò «Viktor und Viktoria», è riscritta da Giovanna Gra, è diretta da Emanuele Gamba, si avvale delle utili scene a pannelli girevoli di Alessandro Chiti e nei ruoli principali schiera Veronica Pivetti, Giorgio Lupano e Yari Gugliucci.  

Lo spettacolo è elegante e a tratti lussuoso. Comincia in un’atmosfera miserabile da «bohème» e prosegue tra grand hotel, cristalli scintillanti, abiti da gran sera, in un gioco d’attori ben amalgamato e in qualche punto irresistibile per l’umorismo «all’antica napoletana». 

Info biglietti:
www.fondazioneteatroborgatti.it
presso la Biglietteria del Centro Pandurera (via XXV Aprile 11, Cento)
dal lunedì al sabato dalle 10 alle 14.30 e dalle 16.30 alle 19.30- la domenica dalle 10 alle 13 e nella giornata di spettacolo orario continuato dalle 16.30 alle 21.
Tel.051/6843295 biglietteria@fondazioneteatroborgatti.it

 Per saperne di più…

Ci troviamo a Berlino negli ultimi scossoni della Repubblica di Weimar e alla vigilia della salita al potere di Hitler. Susanne è una cantante senza scritture, affamata e randagia, che si imbatte in un affamato quanto lei, in un Vito Esposito emigrato da Napoli, che le offre un tetto e dopo tante inutili audizioni le propone un lavoro «en travesti». Secondo i gusti del momento, Susanne dovrà fingersi uomo per esibirsi al cabaret in abiti femminili. 

 Comincia da qui l’apoteosi di Viktor. Il suo travolgente successo gioca con le ambiguità di genere a cui il pubblico si dimostra molto sensibile, spande intorno a sé un profumo di seduzione che irretisce anche il conte von Stein, femminiere incallito che il fascino androgino di Viktor (o di Viktoria?) fa entrare in crisi. Possibile che si sia innamorato di un uomo? Poi il nodo si scioglie e già sapete come va a finire.  

Vi appare in forma smagliante Veronica Pivetti, che sulle prime, nel momento della fame nera, fa la Veronica Pivetti che il pubblico conosce. E’ cioè la maschera della donna buffa, incasinata e casinista. Ma poi sa trasformarsi, entra nel nuovo duplice ruolo con eleganza, con disciplina, con classe, rivelando inaspettate doti di cantante quando affronta con il dovuto «mood» espressionista le canzoni d’epoca arrangiate da Maurizio Abeni. 

 Accanto a lei, dividendo devotamente povertà e successo, Yari Gugliucci porta il vento ruvido della farsa e del teatro popolare che spesso, come da tradizione, si alimenta di doppi sensi. Lupano fa il bel tenebroso. Con l’immacolato frac del conte von Stein oscilla tra perplessità e trasporto, ma curiosamente sembra frenato da qualcosa, da una specie di renitenza di cui non riusciamo a cogliere l’origine. Ci sono ancora Pia Engleberth nella parte dell’impresaria, Roberta Carocci come l’appetitosa ballerina di fila di cui si è innamorato Vito, Nicola Sorrenti nel ruolo sbarazzino dell’attrezzista Gerhardt, i quali, ciascuno per la propria parte, contribuiscono spiritosamente al successo della serata.  

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