di Giuliano Monari – Quando si parla di disabilità, di categorie protette, servirebbe sempre un occhio di riguardo, specialmente nel malandato mondo del lavoro, qui in Italia. E’ il consigliere comunale Diego Contri a intervenire su una questione che riguarda la storia di un disabile al quale non è stato rinnovato il contratto di lavoro. È la storia di un uomo di 44 anni che aveva un contratto a tempo determinato con CMV raccolta prima della fusione in Clara. Contratto in scadenza e non rinnovato da parte di CLARA proprio sul finire di questo mese di giugno. “Da imprenditore – spiega Contri – penso che il profitto non sia l’unico obiettivo da perseguire. Questa volta sia Clara che Toselli hanno commesso un errore. Come consigliere comunale, ma soprattutto come uomo, mi schiero al fianco del signor S. e vorrò parlarne in consiglio comunale; certe battaglie vanno combattute, vedremo se l’amministrazione si schiererà dalla parte del profitto o da parte di chi ha bisogno”. “Mio marito – racconta la moglie che preferisce l’anonimato per questioni personali, che comprendiamo chiaramente, – si è visto mettere a casa dopo alcune proroghe ottenute con sofferenza al contratto in essere con la giustificazione che ‘è necessario razionalizzare i costi di gestione’, perciò – questa la sentenza – ‘si è scelto di non avere più bisogno della sua figura professionale“. Il marito, S.B. di 44 anni, sofferente da tempo di una disabilità civile al 67% e INAIL al 6%, fino al 30 giugno di quest’anno era regolarmente assunto dopo aver vinto un bando di selezione pubblica in CMV raccolta prima della fusione in Clara; la sua mansione era quella di Servizio accoglienza clienti nella sede di via Malamini per conto di Clara. “Improvvisamente – spiega la moglie – la decisione, da parte della direzione della Multiutility, di eliminare il servizio di accoglienza svolto da mio marito (S.B.), per affidarlo a ATR. Perchè, mi chiedo, togliere il lavoro ad una persona appartenente ad una categoria protetta per dare lo stesso servizio ad ATR?” Una scelta che – appena avuta la notizia – l’uomo ha immediatamente contestato chiedendo un incontro con i vertici di Clara. “Dopo aver parlato col sindaco di Cento Fabrizio Toselli, che conosce benissimo la vicenda – aggiunge la moglie – mio marito ha chiesto un incontro con i vertici di Clara ed è stato ricevuto dal Presidente Annibale Cavallari e dal membro del CDA Maria Luppino, i quali hanno spiegato che la loro decisione era afferente alla necessità di risparmiare sui costi di quel servizio e quindi la sua figura, ‘per il momento’, non era più necessaria ma ‘se avremo bisogno di lei le faremo sapere’. Ci hanno calpestato la dignità – tuona la moglie – si tratta dell’unico mancato rinnovo di contratto a tempo determinato a Cento; non è possibile che per una strana logica di razionalizzazione si tolga il lavoro ad una persona regolarmente assunta a contratto a tempo dopo aver vinto il bando di concorso, per affidare, contestualmente, lo stesso servizio ad una partecipata come ATR, di fatto, esternalizzando un servizio che mio marito svolgeva con grande professionalità e dedizione e dunque togliendo ad un uomo di 44 anni la dignità di un lavoro”. Durante i colloqui intercorsi – prosegue – “non è stata prospettata nessuna proposta di ricollocazione da parte dei vertici di Clara, nonostante che mio marito abbia evidenziato al Presidente Cavallari la possibilità di essere impiegato presso altri uffici della sede di Cento che, ad oggi, vede scoperti alcuni posti per assenze prolungate causa malattia”. La domanda, legittima, che la signora si fa è: “perchè togliere il lavoro a mio marito per dare lo stesso servizio ad ATR? Qualcuno mi deve spiegare dovè il risparmio in questa manovra, anche perchè Clara, proprio in questi giorni, approva il bilancio strombazzando che hanno chiuso il bilancio 2017 con un utile netto di 154.000 euro. Dovè allora la necessità di risparmiare?”