Di Marco Cevolani
Il 25 luglio è stato l’anniversario della caduta del fascismo e in molte città italiane questo avvenimento è stato ricordato con la “pastasciutta antifascista”, una serie di momenti conviviali a base di…pasta, ovviamente.
La pastasciutta antifascista è una manifestazione che ormai è parecchio diffusa in molte realtà emiliane e italiane in generale. Nasce dalla pastasciuttata che tutti gli anni viene fatta a casa Cervi sulla scia di quella prima pastasciutta del 25 luglio 1943, quando la famiglia Cervi offrì tagliatelle in bianco a tutto il vicinato per festeggiare la caduta del regime. A Campegine, i Cervi insieme ad altre famiglie del paese, portarono la pastasciutta in piazza, nei bidoni per il latte. Con un rapido passaparola la cittadinanza si riunì attorno al carro e alla “birocia” che aveva portato la pasta. Tutti in fila per avere un piatto di quei maccheroni conditi a burro e formaggio che, in tempo di guerra e di razionamenti, erano prima di tutto un pasto di lusso. L’Istituto Cervi, quasi 20 anni fa, ha voluto ricostruire quel clima di gioia a partire dall’episodio della storica pastasciutta di Campegine, riproponendo la stessa formula di ritrovo spontaneo e festoso.
In molte realtà la “pastasciutta antifascista” è nata spontaneamente, a partire dalle tante realtà associative, senza crismi di ufficialità alcuna, salvo poi diventare appuntamenti fissi, popolari, dove l’usa e getta è bandito fin dalle prime edizioni grazie al fatto che i partecipanti sono invitati a portare il “fagotto” (piatto, tovagliolo, forchetta e bicchiere) da casa.
Grande successo anche a Cento dove il momento conviviale e di ricordo si è tenuto presso il Centro Anziani di Cento allo storico Bar Italia.
Un’ottantina gli ospiti a tavola e numerosi giovani a servire fra i tavoli, nel segno di una continuità generazionale.
Commosso il ricordo di Sergio Scagliarini, presidente onorario dell’Anpi di Cento