Realizzare la prima mappatura scientifica delle opere del Guercino, perché da questa ‘carta d’identità’ si possano trarre nuove informazioni sul maestro centese. È l’obiettivo del progetto del Laboratorio Diagnostico del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, Campus di Ravenna, condotto in collaborazione con Comune di Cento e Centro Studi Internazionale ‘Il Guercino’. Il via a questa operazione di elevatissima caratura, che fa della sinergia fra diagnostica e storia dell’arte il proprio punto qualificante, è stato dato mercoledì 24 maggio dalla conferenza‘Dai materiali alla tecnica pittorica: indagini scientifiche sul Guercino’.
Tecnici e studiosi, un team di sei persone dotate di apparecchiature all’avanguardia, saranno nella Pinacoteca provvisoria di San Lorenzo dal 12 al 23 giugno prossimi: fase fondamentale di un programma che prevede due anni di lavoro, l’analisi di oltre una cinquantina di opere e il coinvolgimento di diverse istituzioni, oltre a Cento, a Bologna, Rimini, Genova, Roma e Piacenza.
«Per la prima volta viene condotta un’analisi sistematica su colori e tecniche del Guercino – ha aperto la serata Salvatore Amelio, presidente del Centro Studi –. Lo scopo è arricchire le conoscenza sull’artista, mettendo in luce la presenza di disegni preparatori, di interventi di più mani, di sistemi di preparazione della tela, avere maggiore certezza sull’attribuzione delle opere e sullo stato di conservazione».
A disposizione in Pinacoteca saranno 15 opere, «un nucleo come non ve n’è altri: un primato possibile solo a Cento», come ha rilevato Fausto Gozzi, direttore dei Musei Civici, che ha dato conto di come il 4 giugno torneranno i tre dipinti del Comune e i tre della Curia che sono stati prestati per la mostra a Piacenza.
Mariangela Vandini, associato di Archeometria e Fisica per i Beni Culturali, ha illustrato l’impegno del Laboratorio Diagnostico del Dipartimento di Beni Culturali volto alla salvaguardia, alla tutela e conservazione dei beni. «Le analisi diagnostiche verranno eseguite attraverso il trasporto in situ delle attrezzature portatili di ultima generazione, in grado anche di effettuare l’analisi chimica senza toccare l’oggetto di studio. Il progetto – ha rimarcato – ha il suo punto di forza sia nel contenuto sia nella metodologia, che potrà tracciare la via per la collaborazione fra le discipline, le condizioni di esecuzione e la produzione di dati statisticamente validi».
Un progetto quello sul Guercino che fa dunque da apripista, soprattutto a fronte del fatto che i contributi scientifici sono molto limitati e lontani nel tempo, spesso parziali e in assenza di confronto con la bibliografia precedente. Lo ha spiegato Barbara Ghelfi, associato di Storia dell’Arte Moderna. «Il progetto – ha esplicitato – prevede una prima fase di acquisizione del maggior numero di dati possibili attraverso le indagini diagnostiche: verranno inseriti in un data base digitale e forniti ai proprietari delle opere. Attraverso lo studio, la lettura e il confronto si vuole capire come dipingeva il Guercino: cosa c’è sotto la pittura, come lavorava, come preparava le composizione, se ci sono dei ripensamenti, che tipo di materiale utilizzava, quali ne fossero i colori. Capire, insomma, quanto più possibile la tecnica pittorica del maestro. In una seconda fase vorremmo comporre una sorta di atlante mettendo in relazioni i dati tecnici con l’analisi storico artistica».
Chiara Matteucci, responsabile tecnico dell’Unità Polilaboratoriale del Dipartimento di Beni Culturali, si è soffermata sulla parte tecnica: sui sistemi diagnostici che saranno impiegati in un programma di lavoro che ha trovato ispirazione nell’analisi del ‘San Francesco che riceve le stimmate’ della chiesa dei Cappuccini di Piacenza. «Effettueremo una puntuale ricognizione scientifica, revisione e rielaborazione di tutte le indagini esistenti, quindi eseguiremo la campagna diagnostica vera e propria a livello nazionale e, infine, lo studio comparato di tutti i dati raccolti. Le indagini scientifiche constano dell’applicazione di tecniche di indagine visuale, di imaging multi spettrale, di indagine puntuale non invasiva e, quando autorizzate, l’analisi in spettroscopia su microcammpioni».