Quello che è stato voluto è stato. Alla fine si è riusciti a far fallire un’azienda per un debito di poche centinaia di migliaia di euro, con trenta lavoratori occupati e con una situazione di mercato buona.
L’ultimo atto si è concretizzato con il mancato posticipo per la vendita all’asta dei macchinari prevista per il 27 Aprile, posticipo che avrebbe consentito da parte dell’amministratore delegato della Manifatture Bonzagni, di richiedere un ulteriore proroga di una settimana per l’udienza dell’istanza di fallimento presso il Tribunale di Brescia, dove ha sede legalmente la società. Ma così non è stato e quindi l’istanza di fallimento seguirà il suo iter.
Una settimana che avrebbe potuto determinare il pagamento del debito alla Curatela della precedente Bonzagni MB, visto che “sembrava” che fra la nuova e vecchia società e quindi fra l’AD ed il Curatore Fallimentare, si fosse ormai addivenuti ad un accordo sull’importo e sulle modalità di pagamento.
Ma questo non è stato, si vede che “altri interessi” hanno prevalso rispetto ad un accordo fattibile, rispetto a “comportamenti” che sono ancora figli del precedente fallimento, dove chi non dovrebbe più esserci … forse c’è ancora e dove, ne’ la nuova Bonzagni e né il Curatore della vecchia, sono riusciti a concretizzare un accordo per certi versi facile.
Intanto però … per colpa di tutto questo, trenta famiglie a spasso? Intanto però … un’azienda importante del nostro territorio domani sarà chiusa? Intanto però … l’impegno di questi due anni mezzo dei Lavoratori per risollevare l’azienda tutto vanificato?
Come Sindacato e Lavoratori, in questi mesi non abbiamo mai puntato il dito verso presunti colpevoli per assolverne altri, passando dalla Proprietà, all’amministratore delegato, al Curatore o ad altre “entità”.
Anzi, abbiamo solo cercato di far parlare e dialogare tutti i reali soggetti coinvolti per far si che si trovasse una mediazione. Ma si vede che appunto, “altre presenze” e ripetiamo … “altre convenienze” hanno impedito tutto questo.
Arrivati a questo punto, metteremo “in campo” altre iniziative, in attesa della nomina del Curatore fallimentare della nuova Bonzagni. Non ci arrendiamo di certo, fallire non vuol dire chiudere, fallire non vuol dire che si azzerano responsabilità che non possono rimanere impunite, fallire non vuol dire che si debba accettare passivamente un sistema che anziché favorire il lavoro, lo renda invece dipendente di faccendieri, incompetenti e burocrati.