di Giulia Borgioli
Aproniano Tassinari, attuale presidente della Partecipanza Agraria di Cento “ha fallito su tutta la linea”. Si è conclusa con queste parole la conferenza stampa che i nove consiglieri all’opposizione hanno tenuto questa mattina, venerdì 14 aprile, nella saletta dell’Art Cafè. E così continua quello che nei mesi scorsi avevamo definito come partecipanzagate, questa battaglia che sembra non avere fine tra il presidente Tassinari e i consiglieri che lo sostengono, e coloro che invece non lo appoggiano.
Sono tanti i motivi per cui la metà dei componenti del consiglio eletti il 24 maggio 2015 (Fausto Gallerani, Fabrizio Balboni, Valter Balboni, Sauro Bregoli, Flavio Draghetti, Vasco Fortini, Mirco Gallerani, Tiziano Pirani e Alessandro Tassinari) accusano Aproniano Tassinari, chiedendo le sue dimissioni. Primo su tutti l’approvazione del bilancio: come già vi avevamo raccontato, nella riunione dell’ultimo consiglio che si è tenuta il 21 dicembre 2016, il bilancio non venne approvato perché alla fine della votazione, la maggioranza assoluta con non fu raggiunta (nove voti su diciotto non erano sufficienti), e per lo più, dopo la votazione, il presidente chiuse immediatamente la seduta pur avendo ancora più di 10 punti all’ordine del giorno da affrontare. Da quel giorno, poi, non è stato convocato nessun altro consiglio e questo, secondo i presenti, è un fatto gravissimo poiché in tal modo la Partecipanza è tenuta in fermo amministrativo, sono ancora bloccati 860 contratti dei cortili, così com’è ancora fermo il credito depositato in Cassa deposito per il terreno delle scuole di Reno Centese.
Altro ragione di accuse, le spese: il 7 dicembre dello scorso anno, durante una riunione con i capisti, il presidente Tassinari aveva dichiarato che le spese della Partecipanza erano senza controllo e dovevano essere assolutamente ridotte. Eppure, stando a quanto affermato questa mattina nella saletta dell’Art Cafè, quella che per comodità la si definisce maggioranza, pur non essendolo concretamente, effettua continuamente determinati acquisti senza seguire i parametri indicati dal regolamento dello Statuto (il costo per lo studio e la conferenza con Nomisma supera i 25mila euro) e ha fatto sì che i crediti non riscossi siano passati da 250mila a 350mila euro.
È ormai chiaro, quindi, che questa nuova amministrazione ha dato vita ad una sorta di botta e risposta che pare non porti mai ad una conclusione se non la richiesta di dimissioni del presidente da una parte, e la smentita di ogni tipo di accusa dall’altra. Tuttavia, hanno ribadito più volte i consiglieri questa mattina, la maggioranza all’interno del consiglio non c’è, e il presidente Aproniano Tassinari rimane aggrappato alla poltrona pur sapendo di non avere più una maggioranza che lo sostiene.