Di Marco Cevolani
Stamattina sotto il porticato dello storico Palazzo Comunale, il PD (presenti diversi esponenti della Giunta Lodi) e il Gruppo Amnesty di Cento e numerosi simpatizzanti hanno esposto – e nel contempo distribuito – gli striscioni che ormai sono diventati simbolo di richiesta di verità per Giulio Regeni, il nostro connazionale – eh sì perchè non sarà un centese ma rimane un nostro connazionale – e forse qualcuno ha dimenticato il significato di questo termine – in risposta alla decisione della giunta Toselli di non esporre – come invece aveva fatto l’amministrazione Lodi – più lo striscione.
“Non saranno decisioni di dubbia sensibilità ed umanità a fermare una richiesta di verità collettiva – questo uno dei tanti commenti apparsi anche sui social – Per Giulio, per la sua famiglia e per la libertà come diritto universale garantito.”
La giusta richiesta di verità per Giulio – battaglia sicuramente sposata condivisibilmente anche dal PD Centese, come detto presente in massa stamattina – non dovrebbe essere una battaglia di parte o di partito e non dovrebbe, speriamo, essere usata come ribalta politica da qualcuno desideroso di rimanere sui giornali. Certe battaglie – e chiaramente non si potrebbe esporre uno striscione per tutti gli italiani morti all’estero in circostanze poco chiare – rappresentano di per sè il simbolo di giusta pretesa di verità – come lo era stato qualche anno fa lo mobilitazione di massa sul caso Aldrovandi – e devono fungere anche da simbolo proprio per tutti i nostri connazionali scomparsi tragicamente in circostanze poco chiare, proprio perchè non è possibile mettere uno striscione per tutti quanti…ma siamo proprio sicuri che non sia possibile? O siamo soltanto pigri quando non si tratta di una cosa che ci tocca da vicino?