Agli appuntamenti con la storia non si può mancare, ed oggi, per la scuola secondaria dell’ IC1 “Il Guercino” di Cento, è stato proprio uno di quei giorni. Diotalevio Leonelli 94 anni, reduce dalla campagna di Russia e membro del corpo degli alpini era l’ospite tanto atteso da una platea di studenti delle classi terze del nostro Istituto e di una classe dell’Istituto Comprensivo n. 3 di Renazzo, che hanno avuto il privilegio di ascoltare dalla viva voce della storia, quella che è stata senza dubbio una delle più tristi pagine della seconda guerra mondiale. La ritirata dal fronte russo del 1943 ha segnato profondamente l’Italia e i molti ragazzi poco più che ventenni che loro malgrado hanno dovuto prender parte ad un conflitto di cui ignoravano tutto. L’incontro, organizzato dalla Dirigente dell’Istituto Anna Tassinari grazie alla collaborazione e alla proposta di Glauco Maini, ha portato a scuola non solo Diotalevio Leonelli, ma anche una delegazione degli alpini di Cento molto attivi sul territorio. La storia di questo nonno d’Italia, “fortunato, ma orfano dei tanti compagni caduti” – come lui stesso si è definito più volte – è raccolta in un libro autobiografico che Diotalevio Leonelli ha scritto con il nipote Massimo Toschi, intitolato “L’alpino dalle sette vite sul fronte russo”. In questo testo dalla prosa semplice, ma coinvolgente, l’autore racconta dei tristi giorni che tanto profondamente hanno segnato la sua vita: parlando del dolore per le perdite dei compagni, della assoluta mancanza di mezzi adatti ad affrontare la steppa, per un corpo militare che sarebbe stato più utile nel Caucaso e non nella steppa, della ottusità dei comandi di fronte alle segnalazioni della “catastrofe a cui stavano spingendo tutti quei giovani”, della disperazione per la scarsità di cibo e del freddo “un freddo inimmaginabile che arrivava fino a meno 45°” e dell’inevitabile congelamento degli arti che colpì molti. La lucidità e la precisione con cui Diotalevio Leonelli ha oggi parlato di quei fatti, così lontani nel tempo, ma ancora così brucianti e dolorosi nella sua memoria sono il punto di partenza che conduce – come lui stesso afferma – “al ripudio totale della guerra, che non porta con sé nulla di buono, se non moltissimi morti”. La storia della scrittura di questo libro inizia quando Diotalevio chiede a suo nipote di fargli un regalo e di aiutarlo a scrivere “il suo libro”; oggi il regalo che noi possiamo fare a lui è quello di diventarne custodi e di portare avanti la sua memoria.