Di Marco Cevolani
Se pensiamo alle grandi sequoie delle foreste americane possiamo pensare agli alberi come veri e propri monumenti eretti dalla natura (senza poi contare i benefici che essi portano all’uomo). Ma più semplicemente gli alberi e il verde in generale possono anche essere elementi di arredo urbano: non c’è giorno che passa che sui social non venga condivisa la foto della Rocca di Cento con il vecchio giardino, cancellato dalla furia dell’uomo per fare spazio ad una landa desolata ed assolata. Ma c’è anche altro: se guardiamo la piazza di Cento, per gran parte dell’anno, anch’essa sembra una pista di atterraggio di elicotteri, e forse lo avevano pure capito quelli del giro d’Italia che, a favore delle riprese dall’alto, pensarono di far creare un giardino provvisorio. Il colpo d’occhio è senz’altro impareggiabile. Purtroppo a Cento gli alberi e le piante, ma gli alberi soprattutto, sono visti come un fastidio: certo, bisogna curarli, potarli (bene)…insomma una scocciatura, meglio delle belle piazze d’armi. I forti ed avversi eventi climatici a cui purtroppo ci dobbiamo abituare impongono prudenza e io sinceramente se fossi il sindaco non dormirei sonni tranquilli: se un sindaco passa dei guai perchè un bambino si è strifolato una mano in una porta di una scuola comunale, figuriamoci se un ramo secco dovesse cadere sulla testa di qualcuno…ma bisogna sempre arrivare al punto di far seccare le piante? In Francia, in una non meglio precisata cittadina, stanno togliendo il cemento che era stato messo attorno alle piante. Ma vi immaginate via Guercino con panchine e piante al centro? Ma la ragion di stato degli eventi che debbono essere per forza concentrati in via Guercino obbliga a scelte popolari ed è il popolo che paga le tasse, non certo le piante.