Una giornata unica per Pieve di Cento.
Entusiastiche le parole del sindaco di Pieve Sergio Maccagnani che, al termine della funzione celebrata da sua Eccellenza Mons. Zuppi, dopo le parole di Don Angelo e prima del Presidente Stefano Bonaccini ha detto: “Un grande giorno di festa per Pieve oggi. Nel mezzo di una informazione fatta spesso di brutte notizie e di conflitti, la riapertura della collegiata rappresenta una bella storia. Una storia vera. Una storia che abbiamo vissuto insieme, una storia che va custodita e che va raccontata e di cui dobbiamo andare orgogliosi.
La storia di una ferita forte. Quella del 29 maggio che colpi tutta la nostra comunità, che colpi il simbolo della nostra città, qui da dove è iniziata la storia della nostra comunità, la Pieve appunto. Quel crollo della cupola ridusse la Chiesa ad un luogo di macerie e di polvere.
Una storia fatta di persone. Che nell’emergenza ha visto il
lavoro paziente e rassicurante delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco,
della protezione civile qui presenti. Il salvataggio del Crocifisso e delle
Opere dei grandi artisti del ‘600. La richiesta di tutta Pieve di tenere i
propri beni, la propria storia qui a Pieve. L’accettazione, unica in tutto il
cratere del terremoto, da parte della Soprintendenza della richiesta di poter
custodire le Opere nel museo di Giulio Bargellini che per un periodo si è
trasformato anche in chiesa provvisoria.
E poi il lavoro puntuale e preciso fatto con passione e amore da parte di
ingegneri, progettisti, dei responsabili e dei tanti lavoratori dell’impresa
Leonardo che hanno restituito alla comunita il proprio luogo di culto dopo 6
anni e mezzo da quel terremoto.
Una storia di comunita la nostra. La storia di una comunità che sta dimostrando che non serve sempre urlare, non serve sempre indicare le responsabilità in qualcuno di diverso da noi. Ma che per avere risultati serve semplicemente adoperarsi. Serve l’impegno ed il lavoro che possono produrre risultati straordinari, come reputo il percorso della ricostruzione post sisma di Pieve, quando viene fatto sulla base di una visione d’ insieme, di un progetto di comunità verso il quale tendere. Quando si lavora su un progetto che riesce a coinvolgere la comunità tutta e a rafforzarne l’dentità possono accadere miracoli. È vero che il Crocifisso lo abbiamo solo a Pieve. Ma da questa storia e grazie alla nostra devozione verso il Crocifisso speriamo di poter essere in grado di mandare un messaggio di speranza e di esempio anche ad altre comunità che sono alle prese con percorsi di ricostruzione post sisma.
Grazie alla Regione e al Presidente Bonaccini per le risorse
stanziate che rappresentano il fatto che le istituzioni, la regione, hanno
considerato in questo territorio le chiese come parte della nostra identità e
del nostro patrimonio; grazie ai parlamentari della legislatura passata e a
quelli del territorio di oggi (ringrazio Francesco Critelli per sua presenza
oggi qui) per mantere alta l’attenzione sulle priorità legate alla
ricostruzione del sisma in Emilia. Grazie a Don Paolo Rossi e a Don Angelo per
aver sorretto la comunità parrocchiale in questi anni difficili e per essersi
adoperati rispettivamente nella fase di progettazione ed in quella dei lavori.
Grazie alla pazienza e alla fiducia della comunità di pieve. Alle sue tante
associazioni culturali, sociali e al Comitato operatori economici. Grazie alla
comunità di pieve per le tante donazioni che hanno contribuito a ricostruire il
patrimonio pubblico e la Collegiata di Pieve.
Le mie parole potrebbero far pensare a qualcuno che tutto sia già finito. No,
Il percorso della ricostruzione proseguirà già a partire da domani per
sollecitare l’avvio dei lavori sulla Chiesa di San Rocco, con il cantiere per
la nuova Biblioteca e Pinacoteca (nelle ex scuole elementari) e con gli ultimi
edifici che rimangono.
Non disperdiamo quello che siamo riusciti a fare. Con l’inaugurazione di
oggi possiamo dire di aver fatto Pieve più bella di prima e di aver mantenuto
tutti insieme la sfida che avevamo lanciato.
Ma ricordate: ciò che dobbiamo preservare da questa esperienza è la nostra
capacità di guardare al futuro, di cambiare e di innovarci mantenendo saldi i
nostri legami, l’attaccamento alla nostra identità millenaria e la nostra
capacità di aiutare chi ha più bisogno. Per questo spero che Pieve possa
continuare ad impegnarsi per rimanere un piccolo esempio di come oggi si possa
vivere Bene facendo tesoro delle tante storie che fanno la storia con la S
maiuscola, promuovendo il noi anziché l’io, ovvero l’essere comunità attraverso
l’inclusione ed il rispetto delle differenze che spesso possono rappresentare
una grande risorsa se portate ad unità attorno ad un progetto che potrà essere
una nuova storia”.